domenica 7 ottobre 2012

Ricordi, immagini che si trasfigurano, nella loro immobilità, al mutare degli scenari.

Anniversario dell'assassinio di Anna Politkovskaja, non ricordo quale, ma non importa, in quell'androne spoglio di casa moscovita, alla quale rientrava con la borsa della spesa, dalle due figlie, dopo aver fatto visita alla madre, agonizzante in ospedale pur un cancro. Dell'omicida sono rimaste le immagini sbiadite, in bianco e nero, mentre, di spalle, si allontana. Nessun colpevole accertato, due incerti indiziati che trascinano alle calende greche un processo, che si vorrebbe celebrare a ricordo sfumato, in contesti diversi e manipolabili. La giornalista aveva sposato la causa della democratizzazione reale della società post sovietica ed attaccava documentatamente Vladimir Putin, il suo alter ego Medvedev e i capi mafia alla testa della ribellione cecena. Aveva pubblicato decine di articoli, centinania e centinaia di pagine; aveva viaggiato verso i luoghi descritti ( avevano già tentato di avvelenarla durante un volo verso la Cecenia )e aveva ottenuto una visibilità mondiale. La restaurazione putiniana, intrisa di affarismo e di interscambiabilità dei ruoli nell'ambito di una ristretta cerchia di fedeli, se, da un lato, aveva posto termine alla etilca dissipazione di Boris Eltsin, al fenomeno della prostituzione mondiale delle madri divorziate e divenute improvvisamente prive di reddito, aveva però cassato i disordinati processi di democrazia nella società russa e aveva ristabilito uno spionistico e repressivo apparato sui civili sconcertati. I tentativi di autonomia della minuscola, ma ricca di materie prime, Cecenia, aveva condotto a un vero e proprio tentativo di pogrom verso il piccolo Stato islamico, purtroppo, a sua volta, manipolato da mafiosi, riemersi dalle nebbie della società sovietica, nella cui nebbia si erano mantenuti saldamente al potere,in un contesto per loro comunque favorevole: quello della mancanza di informazione, dialogo e dialettica. La Politkovskaja conosceva ormai bene il contesto ceceno e si era proposta come mediatrice, prima dell'eccidio del teatro moscovita, alle porte del quale fu respinta dalle forze di sicurezza, prima dell'eccidio indiscriminato, purché omertoso, voluto da Putin. Questa è stata la contraddizione portata con vigore nelle more di una società svilita e corrotta che, solo a prezzo di una dittatura degli affari degli oligarchi, ha trovato un archeologico assetto. Non ci sono più - almeno per ora - gli attentati dei Ceceni a Mosca, le centinaia di nazionalità hanno smesso di manifestarsi pubblicamente, gli oppositori economici o politici sono in carcere, il presidente e il primo ministro si scambiano ogni dieci anni le cariche, facendosi beffe della costituzione. Le Pussy Riot sono in galera per offesa alla sacralità della religione ortodossa, in realtà per offese all'antico binomio del trono e dell'altare.. Il cammino di Anna Politkovskaja si è interrotto e con esso, il cammino della Russia verso una libertà, che, dopo travagli e rovine, coerentemente alla loro storia, avrebbe potuto portare le loro migliori espressioni ai vertici della cultura e della sensibilità morale europea. Invece, vivono di nuovo appartati, riarmati e in mano ad un ristretto manipolo di freddi omuncoli senz'anima. I bolscevichi di sempre ( bolscé=minoranza ) criminalmente al vertice.

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