caro Milone,
roteando proattivamente sulla mia seggiolina con rotelle, ho colto l'habitus dei camerieri del ristorante Diana, in attesa dei rarissimi clienti della colazione del mezzodì. A volte la sala resta desolatamente vuota, ma loro presidiano i tavoli nel loro completo cremisi, quasi bianco, decorato da una cravatta nera, simile a quella che portavano gli uomini in lutto quando io ero bambino, in alternativa ad un bottone nero all'occhiello.
Il portamento, l'espressione, tradiscono Passione e Responsabilità, anche se, all'ora del pasto non consumato al loro desco a pagamento, li vedo percorrere l'ambito ristoratore, sbattendosi ritmicamente il tovagliolo sull'avambraccio, senza la compostezza abituale.
Davanti a me, invece, sciamano con passo felpato, ritmico e flessuoso i miei colleghi Credem'a me: gli uomini con grisaglie e cravatte ton dur ton, le donne con mises pratiche ma eleganti. Gli uni e le altre hanno sul volto un cipiglio professionale altero, che si scioglie subito con i trasandati, ma ricchi clienti.
Intorno a me si agita la proattività passionale e responsabile di tutto il personale, che mi investe di ogni adeguamento procedurale e normativo, di ogni sistemazione di sospesi, di ogni integrazione occasionale.
Mi guardo attorno, smarrito, lento di riflessi come sono, ammirato ma inadeguato a tanto fervore.
Buon appetito, Milone.
mercoledì 23 giugno 2010
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