sabato 19 giugno 2010

Milone

Osservavo le tavole degli impegni di Credemfactor, caro Milone, e mi sovvenivano i principi del diritto primitivo, le ataviche XII tavole del primo diritto romano, ma anche i principi consuetudinari del diritto anglosassone, quella giurisprudenza legata al costume, così efficace per l'imperialismo commerciale britannico e per l'integrazione culturale del meticciato sociale nord americano.
Che bello sentirsi investiti di una missione salvifica, sentimentale e al di fuori di aridi criteri oggettivi, quale "ira bona" nel punire anche con la morte, quanto "sentiamo interiormente" ingiusto.
Poi mi è sovvenuto di quando ero catecumeno, aspirante - si diceva - a un vago pulviscolare, simile allo zucchero a velo. I principi stentorei, ma trattati con sospirosi dolcificanti, il sentore di vaghe minacce e il placido sorriso mentre si lisciavano la pancia gravida, ma non di feti o di liquido amniotico.
Mi è andata bene che non ho incontrato preti pedofili.
Il profilo, però, era quello: agreste, padronale e paternalistico.
Invece è giusto solo quello che prevede lo "ius", il diritto e non le impressioni soggettive che ne può coltivare ciascuno di noi.
Non è giusto, ad esempio, che per ascoltare il bolso briefing sui "tempi liberati dalla semplificazione della procedura, da dedicare alla consulenza ed alla vendita, con catalogo premi, dal tostapane al lettore portatile di CD", i miei colleghi siano stati costretti ad avviarsi verso casa alle 18,40, senza indennità e recuperi, dopo aver consumato una giornata a ritmi da catena di montaggio.
Non è giusto che il personale in missione, alla stessa ora e per lo stesso tempo, abbia dovuto raggiungere i luoghi delle conferenze.
Non è giusto, soprattutto, che si tema di farlo presente, con paura e autoirresponsabilità.

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