domenica 6 giugno 2010

Milone

Milone, la critica letteraria, Credem'a me, assomiglia troppo alla retorica dei buoni sentimenti per la scuola elementare...dei tempi miei.
Voler ficcare la passione e la responsabilità in ogni dove, mi ricorda lo sforzo, invero stentato, di tutti i centri di potere di rivedere, attraverso la propria ideologia, ogni avvenimento storico, politico e quant'altro, anche a costo di contraddire la realtà e fidando sull'ignoranza dei destinatari
Parliamo del Vecchio e il mare, proposto come carburante per epiche imprese produttive.
Ora, la solitudine del pescatore non rimanda al gioco di squadra. La sua lotta con il pesce spada è simbolica della sua dannazione che non prevede alternative e che con un altro dannato della natura intraprende una lotta drammatica, quanto occasionale ed inutile.
Hemingway è stato un uomo gaudente, ma interiormente insoddisfatto, che ha dissipato la sua vita fra alcool, tabagismo e puttane e, si sa, Bacco, tabacco e Venere mandano l'uomo in cenere.
L'autore era un edonista per mancanza di principi, un epicureo mancato per interiore miseria, che non trovò di meglio, per suggellare la sua vita, che suicidarsi, stabilendone preventivamente la data.
Ditelo ai poveri destinatari del messaggio, perchè non si trovino poi a commentare, come il patriarca contadino di "Novecento" di Bernardo Bertolucci, che trova il padrone impiccato nella stalla e, con lui appeso, continua a rigovernarla: "succede sempre così quando non si ha niente da fare e la testa bolle, bolle...

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