sabato 19 giugno 2010

In morte di José saramago

Ieri, verso l'ora di pranzo, è morto José Saramago, nella lunare isola di Lanzarote, dove si era appartato, dopo uno scontro con il governo portoghese e, soprattutto, la Chiesa cattolica del suo paese, dopo la pubblicazione del Vangelo secondo Gesù Cristo ( l'unico che non ne avesse scritto uno ). Mi mancherà, col suo liguaggio involuto, in traduzione, che probabilmente è mal reso in italiano, riflesso di una riflessione costante sui miti, come sulla vita. Ho quasi terminato la lettura delle sue opere; non tutte mi sono piaciute, ma in ognuna ho trovato tratti descrittivi ed interpretativi, offerti all'anima del lettore. Non l'ho mai sentito come un profeta, né lui credo che aspirasse a diventarlo, come il suo Cristo stesso. Troppo divertito e ironico per prendersi sul serio eppur impegnato nell'offrire un senso alle sue descrizioni. Paradigmatico Cecità, condizione indotta da un morbo che acceca e imbarbarisce. Tutti, tranne una. Alle donne ha riservato sempre garbo e attenzione: ai loro sentimenti ed alla loro sentimentalità, pur nel realismo più manifesto. Taluni tratti dell'amore femminile sono quasi perfetti. Il capolavoro letterario di questi bozzetti è la dichiarazione della Maddalena agli apostoli, sul perché del maggior amore che Gesù le riservava rispetto a loro.
Uomo di modeste origini, schiacciato, come tutti i suoi connazionali dalla dittatura di Salazar e di Caetano, diede il meglio di sé dopo la rivoluzione dei garofani, dal 1982 in poi. Nel '92, solo dieci anni dopo, era già esule alle Canarie, in ricercata solitudine in quell'isola di Lanzarote, lavica, spossante per la calura che promana dal sottosuolo e desertica, dopo aver constatato che la libertà politica non si era tradotta in libertà morale e neppure culturale. Ha rinnovato con vigoria la tradizione poetica e letteraria del suo triste Portogallo, pur ricco, nelle sue ridotte dimensioni, dei Lusiadi Di Camoes e delle disperate cronache di Pessoa. E' stato paragonato, credo con esattezza, a Kafka, Borges. Le sue fantasie meste mi hanno accompagnato per un tratto adulto della mia vita e traevano origine dalla sua esperienza di bambino povero in una terra povera, l'Alentejo, dei suoi primi lavori di meccanico per automobili, dalla repressione salazarista e delle sue prime deroghe come redattore e poi curatore di una rivista letteraria. Ora la sua opera acquisterà un carattere museale, sarà riassunta nei Meridiani, non sarà più alimentata dall'analisi dell'evoluzione umana nei suoi caratteri politici e sociologici, attraverso l'elaborazione fantastica, ma ricca di conoscenza, delle culture antiche, nel loro adattamento al potere presente. Ai portoghesi ha apportato il sorriso, ma dubito che per ora la maggior parte di loro sia in grado di apprezzarlo. Ora che è morto sarà anche troppo celebrato, di ritorno a Lisbona. Lui, per parte sua, aveva asserito di essere già morto nel 2007 e di non essere più risorto. Mi mancherà come interlocutore delle mie solitudini, ma eviterò, per rispetto di farne un culto non essendo lui più in grado di darne una interpretazione autentica.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti