lunedì 18 ottobre 2010

Milone

Continua a piovere, Milone.
Dalla mia postazione osservo la vita grigia che il monitor mi offre.
Intorno ai basamenti fradici del cassonetto dei rifiuti, immersi in un laghetto, rimbalzano argentini, i nuovi contributi. All'altezza della scritta "Uscita" - un chiaro invito - passano, per un attimo, sagome di viandanti rattrappiti.
Mentre si mescolano le voci degli indaffaratissimi colleghi che recuperano l'arretrato che altrimenti si creerebbe se solo rispettassero l'orario di lavoro, senza curarsi dell'azionista, mi sovvengono due miei amici cani che, come hanno già fatto con i loro padroni, hanno riservato anche a me un trattamento festoso e fangoso che mi ha condotto in filiale ricoperto di zampate di terriccio umido sull'immacolata camicia di bucato che avevo indossato, Fin sul cancello, mi erano balzati sui fianchi e sulla schiena e mi avevano marcato con il loro affetto.
Ai nostri clienti non ha fatto un baffo. L'eleganza consiste, infatti, nell'immacolatezza delle mutande, della quale, per qualche gessato scuro, sospetto.
Dicevo dei miei amici cani: penso che provino sentimenti e che capiscano molte cose, anche se non hanno favella per mascherarle. In compenso, i loro gesti sono espliciti e, con chiarezza adamantina ci ricordano i contenuti della vita, che noi umani abbiamo rivestito di vaniloqui elaborati, Credem'a me.

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