lunedì 18 ottobre 2010

Milone

Caro Milone,
osservo attraverso la telecamera l'immigrato che ci pulisce il bancomat esterno e le bussole, che suonano incessantemente quando lui vi entra e vi esce. Le ante girano sui perni e lui le segue col gesto, continuando a pulirle.
Prima di accedere al ripostiglio delle scope e degli strofinacci, l'assistente alla clientela, che apre anche le porte al mattino e accompagna in cassaforte la cassiera, è dovuta scendere nell'interrato per digitare il codice di accesso al locale di "igiene e civiltà", come diceva Totò.
Il pover'uomo, presumibilmente un cingalese, è sempre timido, sommesso e ingrugnato. Non porta nel suo lavoro passione, questo è evidente. La responsabilità si limita alla mezz'ora di contratto, prima di scapicollarsi verso qualche altro loculo da pulire.
Le sue modalità lavorative mi ricordano molto quelle in uso al Credem'a me: proponetegli una carta ego business; io non me la sento.

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