giovedì 14 ottobre 2010

Milone

Mi è capitato di leggere ieri il notiziario interno della CISL e l'ho trovato,in quest'occasione, un po' meno neutrale. Anche se si limitava alla cronistoria degli adeguamenti parsimoniosi del Credem'a me, senza entrare nel merito dell'imitazione mercatoria di Unicredit, che qualche ricordo esperienziale, sedimentato nella memoria biologica, mi ha suscitato - ha lamentato l'inveterata avarizia padronale, il minutaggio delle "decime" su ogni operazione, su ogni prestazione, come se tutto fosse dovuto.
Un feudalesimo che ribalta l'analisi, o meglio, la riporta ai suoi prodromi, ma dalla quale i vassalli piccolo-borghesi non potranno mai affrancarsi, fintanto che non saranno disposti a pagare una diversa, personale gabella.
Perché questo possa accadere, però, è necessaria la costituzione di un sindacato pluralista, ancorché unitario, dato che sulla politica, che scambia acquiescenza contro occupazione e fornisce buoni servizi per pubblicizzarsi, non c'è da contare.
Ma se il nostro generoso rappresentante "unico", anziché unitario, non avesse acceduto all'invito cislino, a sua volta invitata da chi? e, per sciagurata ipotesi si fosse costituita una rappresentanza pluralistica, che ne sarebbe stato del Credem?
Quanto a che ne sarà se gli anticorpi aziendali dovessero in futuro indebolirsi, è presto detto: l'azienda andrebbe all'incanto in men che non si dica, tralasciando la troppo generosa politica della "crescita" del personale.
Continuiamo quindi ad andare alla tenzone per le microregioni con i nostri ronzini, lasciando i destrieri nelle rimesse del Castello ( Kafka ).

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