giovedì 14 ottobre 2010

Milone

Oggi, il Resto del Carlino ha riprodotto la prima pagina del 13 Marzo 1977, in una veste da quotidiano vero e non in quella di tabloid a colori e pettegolo, in triplice fusione territoriale e, perciò, pur privo di contenuti, molto diffuso. Rievocava la battaglia del movimento studentesco asserragliato nel quartiere universitario, contro i celerini di Kossiga con le loro facce riarse da contadini che tanto piacevano al mio omonimo e poeta, Pasolini.
Avevo già, allora, ventisei anni e, quindi, un chiaro ricordo di quegli eventi, vissuti da spettatore e senza più freschezza né sufficiente ingenuità per attribuir loro significati mitologici.
Incappai, all'imbocco di via Zamboni, venendo da piazza di Porta Ravegnana, in un drappello di poliziotti in assetto antisommossa, che, dopo aver circondato i contestatori nei palazzi universitari che occupavano, impedivano l'accesso ai cittadini.
A me, questi tutori dell'ordine ( di chi? ) non suscitarono né simpatia, né commozione, quali ultimi retaggi di un'Italia rurale e ricca di tradizioni ( anche la pellagra? ). Mi imbattei in giovani bruti e ignoranti, eccitatissimi ed intolleranti. L'espressione dei loro volti, l'analisi dell'iride dei loro occhi, avrebbe certamente offerto spunti di diagnosi a un bravo psichiatra. I giovani borghesi radicali che si agitavano lungo i porticati, alle finestre delle facoltà occupate e fra gli intricati vicoli di una cittadella che continuo ad amare anche oggi che è solo teatro di sballo e di "degrado" delle quotazioni immobiliari della zona, interpretavano con duecent'anni di ritardo, una rivoluzione borghese e libertaria che, in Francia, Voltaire, Rousseau e Montesquieu avevano già tenuto a battesimo quando da noi "furoreggiava" l'Arcadia. Che inneggiassero a Che Guevara ( ancora ci stava ) e a Mao Tse Tung ( oggi Mao Tse Dong ) è del tutto secondario e secondariamente fuorviante.
Sconcertante, è stato mostrare la paginata ai miei due compagni di sportello, pur ricchi di altrettanto immaginifiche e radicali certezze: anime ignare, sospettose dell'ignoto.

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