lunedì 6 dicembre 2010

Milone

Milone, vecchio mio, la manifestazione degli studenti sosta all'altezza del parallelo dell'Equatore, proprio davanti alle griffate adiacenze del Credem'a me. Lo speaker propone gli slogans che vengono avvalorati dall'inarticolato consenso dei partecipanti; la manifestazione è interferita dagli agenti della Digos che non si distinguerebbero dagli studenti in processione dietro qualche illusorio baldacchino, se non fosse per l'età. Dall'interno degli augusti locali che ci ospitano, gli sportellisti mugugnano frasi di qualunquismo reazionario. E' la generazione dell'impresa al potere, come noi lo siamo stati di un Paese più libero e meno bacchettone, in tutti i sensi. Il mondo sogna, involvendosi rotatoriamente su se stesso. Basta saperlo e non farsi, né oggi, né mai, menare per il naso dagli slogans, distinguendoli per la gioia giocosa o per la noia che apportano e curarsi bene perché non costituiscano mai un precetto.

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