mercoledì 29 dicembre 2010

Milone

Ti dicevo, Milone, che in questa azienda i diritti sindacali - dei lavoratori, non dei sindacalisti - non sono riconosciuti e la plebe, apparentemente, non se ne adonta. Le dieci ore di assemblea all'anno, senza crumiri itineranti, non vengono usufruite. Certamente per non interrompere la servile catena di montaggio, con metronomo umano senza inquadramento e obblighi connessi, ma anche, ritengo, per non permettere un'espressione meno che conformistica da parte degli imprudenti e coraggiosi partecipanti.
Anche se molti non verrebbero, se la assemblee fossero tenute per piazza, sono convinto che ne verrebbe fuori un quadro problematico e non più idilliaco della realtà, Credem'a me.
In due anni non ho visto un volantinaggio, un aggiornamento, un voto sullo stato di una qualche trattativa, di cui per altro si legge sul bollettino parrocchiale, fino al rapido ed ineluttabile precipitare dove "paron" vuole..
Ora sembra che, per dare una parvenza di pluralismo al regime, stia infilando il muso in casa - come fanno i cani nelle adiacenze vestibolari dominicali - un'altra timida aspirante. Ironia del destino, le due pretendenti, le chiameremo per il momento, la moglie e l'amante, sono l'anagramma l'una dell'altra e hanno stretto uno strumentale patto di collaborazione, non presentando caratteristiche molto diverse fra di loro.
Come in ogni regime, il pluralismo di facciata non deve mancare, salvo non contare niente perché senza base di consenso.
E' però possibile che l'opposizione nasca all'interno del regime stesso, non alterandone la natura antidemocratica, ma offrendo una bifocalità di rappresentazione.
P.S.
Va pur detto, mon cher ami, che, se anziché al Credem'a me, fossi finito alla Pop. Milano, per esempio, avrei dovuto constatare altrettali e vischiose difficoltà ed altrettanto impegnativo sarebbe stato dire la mia. Lo avrei fatto in assemblea e con ogni strumento agibile, pur non aspettandomi grandi esiti dalla nostra compromissoria categoria, che, non essendo né carne, né pesce, aspira "all'eccellenza" e, sapendo di non poterla conseguire, ripiega facilmente su qualche beneficio accessorio.
Per altro, alla Pop. dell'Etruria, il rappresentante sindacale e dirigente territoriale aziendale appartiene alla CGIL.
Io, che lavoro in azienda e per il sindacato, non appartengo a nessuno.
Forse è solo un gioco, che può diventare pericoloso per la fantasiosa indulgenza che troppi dimostrano nel credere alle trame ed alle cospirazioni e, per colmo di dabbenaggine, nel credersene protagonisti.

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