domenica 21 novembre 2010

Milone

Passeggiando lungo il Corso dell'Indipendenza, di ritorno dal caffé, da sud verso nord, ci si mischia continuamente nel flusso degli arrivi che, dalla stazione ferroviaria, risalgono verso il centro. In un chilometro, fra vetrine deprivate di eleganza ma non dei prezzi di rappresentanza, si concentra, pur fluida, il meticciato italiano ed internazionale che restituisce per quel breve tratto a Bologna, la sua natura di città di transito. Lo sfavillio delle vetrine, le comparse umane che vi si riflettono, la simmetria dei portici che veicolano il transito, l'asimmetria dei palazzi storici e prestigiosi, pur sporchi per l'inquinamento, inducono i viandanti ad un breve ottimismo ed allo scambio lieve delle battute nel gruppo famigliare ed amicale. Dall'interno dei negozi occhieggia qualche proprietario con l'espressione di chi si annoia per la solitudine, le inservienti dei bar sono più compiacenti di noi - mi scuso, più dotate di passione e di responsabilità - e le più giovani e straniere, fra un sorriso, un cappuccino e una marchetta, gridano improvvisamente a qualche vecchio flaccido che sta uscendo: Gaspare, domani sono libera. Chiamami sul cellulare!
Più reperibili di così..avercene! Parallele o perpendicolari al Corso della Libertà conquistata, corrono tante, strette e riservate, quasi buie viuzze ; dalla storica via del Malcontenti, lungo la quale, sotto le sevizie del popolo, avido di sangue e di distrazioni, i condannati venivano tradotti alla Montagnola dove lo spettacolo partecipato si concludeva con lo smembramento dei suppliziati, legati per gli arti a quattro cavalli lanciati in direzioni opposte, alle taverne, ai postriboli ed alle case compiacenti, verso le quali gli sciamanti danarosi potevano deviare con noncuranza, percorrendo solo pochi metri.
Forse, caro Milone, te ne parlerò un'altra volta.
Giunto alla meta, mi rifugio nuovamente nell'austera Sede del Credem'a me, dove il passeggio si selezione e prende ritmo nell'anelito ai piani alti, pur col leggero dispetto sul volto di qualche signora che deve ancora scegliere se trascurare, in sostituzione, parte dello shopping, una canasta o lo spuntino con l'amica accompagnata da due signori e con l'impettita sicumera erettile ( anche questa sostitutiva ) di attempati(ssimi) investitori con sahariana invernale verde e marrone a imbozzolargli il ventre contenuto dalla Gibaud e un berretto bohemienne rosso bordeau con quadri azzurri e verdi. I colleghi entrano ed escono in continuazione; chissà se conoscono tutte le opportunità dei luoghi? A giudicare dall'atletica baldanza, anche alla decima rentrée, si direbbe che non.
Ma non essere troppo fiducioso, Milone.
L'ormai lunga esperienza bancaria mi induce a dubitare della passione e della responsabilità degli sviluppatori, terminalisti od acronimi che dir si voglia.
Oggi c'è un po' di mossa. Il povero stagista è già alla ventesima commissione, il doppio della media.
Con le riunioni al bar, il fischio si fa insostenibile.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti