domenica 26 settembre 2010

Confini.

La signora che fa le pulizie in filiale, rigorosamente fino alle 9,30, sia pur modestissimamente vestita, è sempre rigorosamente in ordine e pulita. Porta sul capo un foulard, oggi rosa, a sottolineare la sua composta femminilità.
Fra l'attaccatura dei capelli sulla fronte e le sopracciglie porta una fascia bianca che la fa assomigliare ad una religiosa e che, probabilmente, ha la stessa simbolica funzione.
Svolge il suo lavoro con puntualità, applicazione, senza affrettarsi ma senza concedersi pause. Una mattina, entrando, l'ho rispettosamente salutata: non ha risposto ed ha continuato a svolgere il suo compito. Quando ha terminato, conduce il carrello con gli attrezzi e l'acqua insaponata lungo il salone, evitando di calpestare i tappeti; li ripone - suppongo - nell'apposito stanzino, dopo aver vuotato l'acqua nei bagni, si cambia e, senza mutare atteggiamento, si allontana.
Garbo e particolarità, senso della propria cultura ed identità pur nel rimuovere lo sporco degli altri, pensieri subordinati alle proprie necessità ed alla propria famiglia.
Restando così le cose, queste caratteristiche la accompagneranno decorosamente nell'esistenza. Ma se, domani, la sorte o la cattiveria alterassero la sua sussistenza e le mostrassero quel che già conosce, cioè l'assurdità della sua vita, se si trovasse sola anche nella piccola cerchia dei suoi affetti, immagino che potrebbe por termine alla sua vita con lo stesso imperscrutabile contegno, non essendo previste nella sua condizione e cultura, diverse "sistemazioni". Non diversamente dalla donne kamikaze. Con passione interiore ed obbligata responsabilità.

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