sabato 18 settembre 2010

Milone

Mi è giunta, via posta elettronica, una comunicazione della fantomatica FABI del Credem'a me, contenente un anodino messaggio sulla positiva conclusione della trattativa sulle assicurazioni, in caso di infortuni e malattie, per il personale. Nella sintetica nota informativa si soggiungeva che i particolari erano ancora da definire, cioè che il testo definitivo, approvato e sottoscritto dalle parti, era ancora nella mente di Giove. Non si nascondeva profonda soddisfazione indeterminata. Attendo di conoscerne i termini, anche perché, precedendo la concorrenza, mi troverei nella condizione di essere investito da richieste specifiche e personali e dovrei limitarmi ad esprimere la mia soddisfazione.
Nel maggio, assolato e tiepido, del 2009, in quel di Reggio Emilia, presso la Direzione, parlavo anche di te, Milone, quando mi fu rassegnato che, in passato, la FABI nazionale aveva indetto una manifestazione contro il Credem. Non ero ignaro dei sommovimenti che, tempo per tempo, si creavano con e nelle banche e, nello specifico, ricordo un'iniziativa che coinvolse anche il SAB - sindacato autonomo bancari - di Bologna. Facevo parte, infatti, della struttura di coordinamento regionale.
La FABI, se vogliamo andare al nocciolo della sua essenza, , non è un sindacato barricadero; a volte ha alzato i toni, soprattutto in Rolo Banca, perché costituiva una delle sue roccaforti, ma un'iniziativa del genere, ai massimi livelli, mi risultava inusuale.
Non ne conosco a tutt'oggi i moventi, ma se tanto tempo non è passato invano, nella frequentazione partecipe delle strutture sindacali, posso argomentarne che si sia trattato di un tentativo, condotto al vertice, di accreditarsi come sindacato di riferimento di una banca che, attraverso novazioni cicliche, era giunta, allora su basi territoriali ancora circoscritte, a costituire un'anomalia societaria, per l'avvenuta acquisizione da parte di un importante gruppo industriale. La normativa sulle banche era in via di revisione e la FABI voleva cavalcare l'onda, dal suo punto di vista di primo sindacato categoriale. Nell'ottica della non interferenza nell'organizzazione interna, credo che non sarebbe cambiato nulla, rispetto alla corporativa - di fatto - concertazione attuale.
"Purtroppo", però, nessuno può negare la sua natura profonda, le sue convinzioni più intime, anche se il calcolo glielo consiglia. La FABI è un sindacato monetarista, uso a tradurre tutto il traducibile in accordi economici, sorvolando su molti - non su tutti - contenuti normativi. E questo, in Credem'a me è come costituire una setta eretica durante l'Inquisizione.
Da quanto precede - ritengo - la delusione e la pubblica rimostranza.
Cambiano i tempi e, con essi, i costumi pubblici, ma non la memoria ancestrale e, con essa, gli appetiti, ma quando ci si limita ad un frettoloso "fumus satisfactionis", vuol forse dire, come allora, che "nun c'è trippa per li gatti".

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