domenica 26 ottobre 2014

Vedi alla voce Leopolda.

Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti, dai boschi, dall’arse fucine stridenti, dai solchi bagnati di servo sudor, un volgo disperso repente si desta; intende l’orecchio, solleva la testa percosso da novo crescente romor. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi? Almanacchi per l'anno nuovo? Si signore. Credete che sarà felice quest'anno nuovo? Oh illustrissimo si, certo. Come quest'anno passato? Più più assai. Come quello di là? Più più, illustrissimo. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi? Signor no, non mi piacerebbe. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi? Saranno vent'anni, illustrissimo. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo? Io? non saprei. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice? No in verità, illustrissimo. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero? Cotesto si sa. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste? Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati? Cotesto non vorrei. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro? Lo credo cotesto. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo? Signor no davvero, non tornerei. Oh che vita vorreste voi dunque? Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo? Appunto. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero? Speriamo. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi. Ecco trenta soldi. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Di generazione in generazione, dopo la fase mitologica della vita, chi non è riuscito a conseguire o non ha ereditato una posizione appagante nella vita, continua ad indulgere alla speranza, è facilmente sollecitabile dai suoni, dai rumori della propaganda, dal nuovo che apre prospettive che,invece, prospetticamente, vengono vendute ai nuovi artefici della fucina di Vulcano o agli operai della vigna del Signore. Per mancanza di prospettive reali, o meglio di realtà in atto, con facilità si viene distratti, circuiti, menati per il naso. Neppure le prime disillusioni sanano; al primo riproporsi del richiamo del pifferaio, gli opliti, gli schiavi per "scelta" si rimettono in marcia, fino all'esclusione per le forze calanti. Vedi alla voce Leopolda.

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