domenica 19 ottobre 2014

La violenza ambivalente.

Oggi, sulla stampa campestre, si leggeva di assurde similitudini fra Bologna e Beirut. Ieri, Tacopina ci ha mostrato come si conduce una campagna pubblicitaria e di marketing, prodromica dell'avvocatura che verrà,, anche se era discretamente circondato da sette guardie del corpo, più o meno come Putin a Milano. Se dovunque, tutti gli antagonisti, un bel nome in quest'italia di opportunisti e ruffiani, sono stati presi a manganellate da dei poveri diavoli che hanno scelto la violenza istituzionalizzata, è perché l'opposizione politica è tramontata, segnando un periodo buio e privo di democrazia. I poliziotti non hanno difeso, infatti, la libertà di nessuno ed hanno impedito alla protesta di portarsi a contatto con i propalatori di verità conformistiche. Che strana pretesa, fare i poliziotti, gli sbirri e pretendere di essere amati o almeno rispettati, che odiosa ipocrisia la tutela parolaia dagli incerti ( o dai certi? ) del mestiere, da parte di chi beneficia dei loro bassi servigi, come se fosse prevista la soggezione e non l'obiezione. Chi manifesta viene dalle subure urbane e vive una realtà di incerta assegnazione degli allorggi, se ha un parente malato non è in grado di apprestargli cure adeguate, per mancanza di mezzi materiali e intellettuali; per costoro, la maternità e la paternità, il pane quotidiano sono problemi di cui arrangiano faticosamente la soluzione e i loro comportamenti sono consoni a farsi conoscere e a rivendicare una minore instabilità. Se stessero bene, comodi o, almeno, intravedessero la possibilità di sbarcare il lunario, sarebbero simili ai loro detrattori impediti nel loro shopping festivo. La repressione poliziesca è prodotta dalla indotta necessità di rendere sempre più disperate le condizioni di queste stratificazioni della società e di relegarle nella criminalità, censurata da una pletora di altri criminali dell'evasione, del privilegio ereditario e dell'emarginazione cautelativa.

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