lunedì 27 ottobre 2014

Sconcertanti sconcerti.

Università islamica a Lecce per costruire una classe dirigente dell'emigrazione, collegata con le altre istituzioni consimili tedesche, francesi e inglesi, oltre a quella operante negli Stati Uniti. Con quali soldi? Non lo dico, non lo dico...Lo dico io. Con i soldi dei sauditi che hanno finanziato tutte le altre e tutte le moschee italiane, ultima quella di Rimini, della cui edificazione si occupò un funzionario, ivi trasferito da Roma, della Banca di Roma, che girava con le foto autografate di Re Feisal e che trattava direttamente con l'ambasciatore arabo. Che problema c'è? Esistono istituzioni consimili in altri paesi dell'europa e del mondo non islamico e poi ci sono, in Italia, due Università cattoliche: a Roma e a Milano. Lo sconcerto alligna nelle "disponibilità di massima", si presume che, dietro l'insediamento filosofico e religioso - in un certo senso, le altre materie, politicamente, non contano - seguirebbero altri e cospicui investimenti, di cui i finanziatori vorrebbero però avere la titolarità, alla quale si affiancherebbe la creazione di potenziali dirigenti per "un'economia in espansione" e di Imam che non fossero semplicemente macellai e calzolai. Si avrebbe, infine, in loco la produzione di materiale ideologico per la masse, che da investimenti, religiosi e non, sarebbero ancor più attratte. Aumenterebbero i matrimoni, ma non sarebbero misti, come avveniva in Italia, nelle vallate del cuneese, quando l'industrializzazione spostava le famiglie verso la Michelin e la FIAT e i pochi contadini, sopravvissuti alle guerre, rimanevano soli. Allora si organizzavano matrimoni con donne calabresi, "le calabrotte", contadine ancora più povere che, dietro invio di una fotografia dell'aspirante e di una "filiera matrimoniale" composta dalle altre, già emigrate, si trasferivano nei casali del nord. Sarebbero matrimoni univocamente islamici. Le donne islamiche sarebbero escluse dal coniugio con gli infedeli, la loro prole non sarebbe inquinata. La posizione geografica di Lecce favorirebbe tutto questo, ma anche una comunicazione costante, una sinergia dagli effetti imprevedibili, stante "il bisogno" dell'area salentina, gli interessi che si incisterebbero in un contesto di omessi controlli e di labile capacità d'intervento. Dovesse andar male a Lecce, sono già pervenute offerte riservate da Calabria e Campania. Che ne diranno camorra e n'drangheta? Sono state scomunicate, forse si convertiranno. E' un effetto esclusivo dei soldi, come per la Roma a.c. e il Bologna f.c. 1909, in mano statunitensi. Ma questo colonialismo è all'origine della liberazione dell'Italia e rientra fra le possibilità "contemplate", addirittura entusiasmanti. "L'entusiasmo" non mancherebbe, prima o poi, neppure a Lecce, si accompagnerebbe a repressi rifiuti, riattirerebbe consensi, se, come probabile, si creasse una società inclusiva e meno povera ed una idealista ed emarginata. Gli scontri ideologici e religiosi non sarebbero esclusi. La vicinanza potrebbe far rivagheggiare una "riconquista", non bellica, ma altrettanto costrittiva, derivante dal condizionamento economico, finanziario e infine oppressivamente ideologico. Salvini si oppone: stava tentando di sbarcare al sud, proprio quando il sogno bossiano, per una delle infinite vie del Signore, stava per realizzarsi. In più, le "sinergie culturali" potrebbero fare il paio con il demenziale entusiasmo per le vittorie aziendalistiche, per gli esiti trionfali di un bilancio, per l'approvazione di una Commissione brussellese. Sono questi gli effetti deleteri dello spossessamento dei fondamenti culturali di un popolo, di una nazione, una malattia di ritorno ( da immunizzare? ) con gli strumenti economici che l'occidente stesso ha fornito - per pagarsi la benzina - ai medievali conquistatori, fermi agli slogans ed ai principi ( almeno a livello di diffusione ) di quattordici secoli fa. Lo sconcerto del Sindaco di Lecce è tutto un programma. E Renzie, che ne dirà?

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