sabato 25 ottobre 2014

Il dolore inutile.

Reyhaneh Jabbari è stata uccisa sabato 25 ottobre, all'alba. In Iran ha avuto inizio, in coincidenza, il mese sacro di Muharram che significa "tabù" ed è il primo giorno del calendario islamico. Si è voluto far coincidere il simbolo con l'esecuzione di una ragazza di ventisei anni che si era ribellata al suo stupratore e l'aveva ucciso. Lo stupratore era il marito, un ex agente dell'intelligence iraniana. Avevano già un figlio. E' stato il bambino a togliere lo sgabello da sotto i piedi della madre. Simbologia, principi morali, legge religiosa coincidono, come la sostanziale indifferenza internazionale. L'Iran, paese per metà civile ed evoluto, ha conosciuto dapprima la barbara e corrotta amministrazione dello Scià, apportatrice di lutti, torture e ingiustizie, in cambio della soggezione agli interessi americani. E' stato rovesciato da una rivoluzione religiosa popolare, che, da decenni, sta tormentando la nazione. Preoccupano le ambizioni nucleari in rapporto agli instabili equilibri israelo-statunitensi e non ci si cura del dolore che non conta, del dolore inutile.

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