lunedì 6 ottobre 2014

Le vite parallele.

Una volta, dunque, si eliminavano le eccedenze sociali attraverso le guerre. "Una volta" è l'attualità di tante zone del mondo e di tanti strati sociali negli sperequati Paesi che alimentano le ideologie dominanti, siano esse votate al successo, siano esse votate all'egualitarismo al minimo e, per di più, utopistico. A dire il vero, quest'ultima utopia è stata dismessa, per stanchezza e noia e l'effetto devastatore non conosce rallentamento, come il virus dell'ebola che, a quanto pare è simile a quello dell'Aids e può essere usato come vaccino o terapia contro la sindrome da immunodeficienza acquisita..una volte acquisite le opportune conoscenze. Ma solo per le nazioni viziate, le altre, al massimo, potranno usufruirne solo attraverso la sperimentazione. La diffusione del virus ha viaggiato sulle ali del mondo globale, del suo turismo e di quello sessuale in particolare e continua a farlo, attraverso il turismo intrasociale, inteso come omogenea condizione economica, nelle nostre piccole patrie "globali". Il virus dell'ebola, una febbre emorragica che svuota gli organi della loro linfa alimentare e conduce a rapida e dolorosa morte, dopo due o tre manifestazioni in centrafrica è riuscito finalmente a varcare i confini di zone primitive e inospitali, attraverso il contagio benefico dei Medici senza frontiere, dei volontari tristi e inappagti, delle istituzioni missionarie e caritatevoli. Ma se una volta erano le guerre a riprodurre immutato l'ordine sociale, oggi sono gli esuberi i destinatari dello smaltimento e della rottamazione. Se in una prima fase, codesti "in sovrappiù" sono stati maliziosamente e colpevolmente favoriti, tanto che i più "intelligenti" fra di loro hanno sfruttato la situazione per ritirarsi presto da un lavoro nel quale non si erano mai né realizzati, né identificati, ora che le risorse del clientelismo si sono esaurite, gli ultimi frettolosi transfughi si sono trovati a percepire un'indennità di fatto dimezzata, perchè pagata bimestralmente. L'esperienza in atto nei Paesi dell'est postcomunista attesta che il regime previdenziale ante riforma capitalistica, è stato riconosciuto a tutti gli aventi diritto, anche con largo anticipo sull'età canonica del ritiro, ma viene retribuito e sarà retribuito in base ai criteri di calcolo vigenti nel regime passato, uniforme e statico e, per i prossimi decenni, secondo canoni minimi, fatta salva un'aleatoria previdenza privata. In questi Paesi, poi, non vige, come non vigeva, ma in un sistema opposto, nessun criterio di reversibilità fra i coniugi: prima ad uniformare le prestazioni e ad assicurarne la solvibilità provvedeva lo Stato, mentre ora non provvede più nessuno, la società si è fatta frettolosa, i figli si guardano bene dal sostenere i genitori e sono anzi questi ultimi a dover provvedere alle abitazioni dei discendenti, ai loro carichi familiari, mentre loro s'illudono di sottopagate prospettive. Ebbene, io penso che questa sarà la tendenza italiana dei prossimi anni; il debito senza remissione, accumulato per generazioni, che ha favorito i non operosi ed esaltato gli ignoranti e i furbi, fatto salvo il privilegio intonso delle classi possidenti, si scaricherà sulle prestazioni previdenziali e sanitarie, in un vortice infernale. Il nuovo radioso avvenire trascinerà per il naso un'altra generazione e incrudelirà sugli esuberi generazionali, finora troppo curati e troppo resistenti al trapasso. Il sacrificio e la redenzione si consumeranno in un altra replica.

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