lunedì 27 ottobre 2014

Un mondo in espansione.

In fondo il globalismo diffonde di tutto. L'oppio dei popoli non è più, in occidente, la religione che vi dominava, ma la droga delle influenze esogene, di tutte le influenze imposte con la propaganda incessante, accettata per piaggeria o per fastidio, fino alle droghe vere e proprie, nei salotti e nelle sartorie eleganti, come nelle subure urbane. Quest'anno, in Afghanistan, la monocoltura del papavero ha raggiunto dei livelli che io conosco solo in un'altra reltà non nominabile di un'altra pianura. La droga si respira nell'aria, insieme al tabacco in luogo aperto ed allo smog ecologico, a quello ideologico, che, quanto più è negato, tanto più si espande, ora anche attraverso correnti religiose d'altra (in)civiltà, che hanno colto l'opportunità espansiva degli affari indotti e la facoltà di condizionamento delle menti vuote - da quel punto di vista - e meno attrezzate a resistervi. Il mondo, nella nostra presuntuosa interpretazione, per la quale l'uomo è la misura di tutte le cose, si espande come l'universo vero denucleatosi dopo il big bang. La misura è mediocre e, soprattutto, non è detto che l'espansione abbia un senso.

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