mercoledì 15 ottobre 2014

Sulle note di una canzone popolare.

"Bella ciao", la canzone dei partigiani italiani è stata cantata con un megafono e con buona intonazione da un anziano sacerdote italiano, missionario da quarant'anni ad Hong Kong, L'ha rivolta ai giovani manifestanti in un empito di libertà poco consono ad un religioso cattolico, che comunque sa che la sua opera, già poco fruttifera, si potrebbe ridurre ancora di più sotto l'egida del comunismo-capitalista della Cina attuale, che non sopporta contraddizioni ed opposizioni organizzate, figurarsi delle libere elezioni. Ma tutto questo poco importa. Mentre in Italia la Repubblica nata dai valori resistenziali è messa in buca da uno stupidotto bolso e ignorante, la canzone del combattente per un pensiero semplice, ma irrinunciabile: la libertà, riecheggia per il mondo, in italiano. L'avevamo già sentita a Gezi Park, in quel di Istanbul, ad imprimersi nell'animo di quei giovani che potranno un giorno vederne risorgere lo spirito, a prescindere dal fenomeno Erdogan, che riguarda solo la sua ambizione. L'abbiamo sentita in Francia durante la campagna socialista che ha rimosso il Presidente ungherese e la sua insulsa, attuale signora, ma non ci aspettavamo di risentirla, con crescente frequenza, anche ad Hong Kong. Ovunque la libertà, senza la quale non ha significato vivere, viene impedita.

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