domenica 5 ottobre 2014

Bioi paralleloi.

Mentre taluni migranti di colore annegano nel Mare nostrum, strumentalizzati in un business crocieristico, altre approdano al sud per cimentarsi nel loro lavoro di schiave domestiche. L'alternativa è la prostituzione, ma codesta riguarda solo le più giovani e le più vendibili, le altre vadano a servizio. Al sud dimorano senza documenti e senza conoscere la lingua, segregate in casa; a poco a poco apprendono i dialetti. Sono accolte all'aeroporto da coppie di connazionali che, in cambia di una cifra preconcordata le hanno già appaltate alle famiglie richiedenti, presso le quali recitano il rosario alla mattina ed alla sera, si coricano dopo aver salutato i cani della padrona, spesso dormono con loro, dal momento che codesti sono talmente abituati all'accudimento da non volersene più separare. Dopo un tempo di due o tre anni compaiono al nord, sono messe in regola, anche contributiva, solo allora e cominciano a praticare costumi meno oppressivi ma, non per questo, meno impegnativi. Vanno a servizio in case nelle quali il marito è molto più anziano della moglie, che si consola anche con gli stupefacenti e che le manda a fare acquisti per loro conto dai pusher... poi, un giorno, andando a fare la spesa, conoscono qualcuno, a volte il negoziante stesso e, dopo i soliti tentennamenti, intraprendono una relazione che le porterà a subentrare al soggetto divorziato, con figli in azienda, in cambio di un contributo variabile ( fungibile ) all'attività, spesso ancora in società con la ex moglie. Il servaggio domestico le induce col tempo ad illudersi di potersi riciclare in una famiglia di nuovo conio, anche se, sia lei, sia il novello convivente, hanno una vita, una ex famiglia alle spalle, figli che ambiscono solo a sfruttare l'avviamento del padre in patria o della madre emigrata e, casomai, a sistemarsi in casa sua al crescere incontinente della famiglia che andrà probabilmente a disgregarsi, ma intanto pretende e preme. I mariti sono normalmente degli alcoolizzzati e comunque hanno smesso da tempo di impegnarsi per un'impossibile nuova vita. Intanto, in Italia si susseguono i suicidi di coloro che sono stati buttati in mezzo alla strada da un improvviso licenziamento o dalla improvvisa cessazione dell'attività nella quale si erano identificati per tutta la loro vita. Istituzioni apparentemente filosofiche e morali, intanto, indicono meeting sulla famiglia, sull'amore, sul successo e sulle ferie, al puro scopo di ridefinire i confini della propria utopia o della propria ricchezza, l'una e l'altra impossibili senza l'alienata speranza a sostenerle o la necessità almeno di salvaguardare il minimo per chi la crea. Il servaggio si basa sul debito, la prostituzione, anzi la vendita della proprie figlie, pure, i dinastici destini e le vite prive di destino sono le une il prodotto delle altre. Una volta, anche in Europa, si facevano le guerre per sfoltire i ranghi, che poi venivano ripristinati delle coniugazioni riproduttive sulle quali vigilava la Chiesa, che condizionava soprattutto le donne. Oggi, nelle parti povere del mondo, si fa ancora così e, negli anfratti poveri delle società classiste ed opulente, si selezionano i militi "professionali" da impiegare come sentinelle dei ricchi, anche di scorta alle petroliere. Gli sfigati si sentono "realizzati", riconosciuti; spesso guadagnano anche molto di più del soldo tradizionale e, tutto sommato, non vanno quasi mai soggetti alle decapitazioni in streaming,che toccano ai taxisti teneri, commossi dai bambini senza beni di ristoro e di svago, fino a diventare loro lo svago di rapper occidentalizzati, ma frustrati, che cercano in video, come alla consolle, un loro momento di notorietà. Ci si può rinserrare nel proprio piccolo mondo, per forza al servizio di altri meschini consorzi, senza essere un "nuovo mostro", o almeno uno stronzo puzzolente?

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