martedì 9 dicembre 2014

Scenari e scenografie.

La Camusso va allo sciopero generale, perseguendo obiettivi generici. Quindi coltiva una riserva mentale. Ma come? L'ha detto chiaramente: si oppone al job's act. Anche la UIL, appena cambiato il segretario, sembra cambiare politica. La CISL ha già scioperato da sola nei ministeri romani e in tutti gli ambiti impiegatizi della pubblica amministrazione. Secondo me si oppongono, ciascuno per conto suo, all'accantonamento delle e dalle trattative su ogni provvedimento legislativo riguardante l'economia e coinvolgente il lavoro. Si accontenterebbero di una convocazione a posteriori, di una sessione dei lavori governativi a loro riservata, come anche Monti accordò loro. Paghi di questo, non spesero un'ora di sciopero contro l'abnorme allungamento dell'età pensionabile, tacquero e accettarono, anche a costo di lasciare senza reddito l'ultima sfornata di esodati, presi in giro con sorrisi sfacciati dalla stessa Camusso, ripresa a negare l'evidenza che le veniva rinfacciata, durante un servizio televisivo. Suonarono solo la grancassa, esclusivamente sugli esodati, ma non fecero seguire al rullar di tamburi, nessuna iniziativa. La CGIL, in particolare, vorrebbe rinegoziare la sua "codeterminazione" in prospettiva europea, contando, per questa via. di riassemblare l'unitarietà subordinante con e per CISL e UIL. Un altro tentativo di collateralismo, dal quale i lavoratori trarrebbero solo altri sacrifici. Nel frattempo, la CISL ha prontamente provveduto a prestarlo da sé e, finalmente libera da vincoli uniformanti, si tiene alla larga da ingaggi "unitari", con i quali storicamente la CGIL ha cercato di tenere al guinzaglio le altre confederazioni. Oggi tenta un rilancio della concertazione spostando l'ottica in campo comunitario e offrendo i suoi buoni uffici ad una pseudo sinistra ormai saldamente in mano ai democristiani. Io non dimentico che, quando una Fornero qualsiasi aumentò l'età pensionabile, nessuno mosse un muscolo, tutti abbozzarono, anzi omisero, CGIL compresa. Ormai, la tattica sindacale mostra la corda, è interpretabile anche dai più disattenti, non ha più contenuti concreti a cui applicarsi. Tenta infatti una supplenza della politica, non in campo economico, come ha fatto per più di vent'anni, ma ad ampio spettro, cercando di rappattumare tutto quanto è tracimato dal suo alveo, senza che, però, il governo mostri di apprezzare l'offerta implicita di collaborazione. Senza più approdi e sponde politiche, senza un'attività produttiva che mantenga stabile una consistente forza-lavoro, la CGIL gira a vuoto e rischia di perdere la sua leadership. E' schiacciata fra una forma di rappresentanza conservatrice - dalla quale teme di venire sacrificata la UIL - e una sinistra vecchia come il cucco, ma che ricomincia da capo e che non la riconosce più, mutata da una troppo lunga e dispersiva marcia a fianco delle istituzioni. Una sinistra che ricorda tanti espulsi dalle file del PCI, del sindacato stesso, a sua volta immemore o ignorante di questa affinità. Se in Grecia vincerà Syriza - già etichettata come sinistra estrema dai media conservatori - la rappresentanza della società minore prenderà un vessillo diverso e la rottamazione di Renzie, di cui non parla più, sarà una prospettiva superata.

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