domenica 7 dicembre 2014

Il mondo si internazionalizza, anche attraverso i ludes et circenses.

Il calcio italiano passa progressivamente di mano. Da quelle degli speculatori indigeni, trovatisi rapidamente a corto di liquidi, a quelle degli speculatori esteri, finanziariamente ricchi, non si capisce se interessati a fare business in Italia e in loco o se, come è più probabile, per quanto riguarda gli americani, trarre occasioni di business per i loro lidi. Dopo Internazionale, Bologna F.C., oggi è toccato al Parma, ultimo in classifica e senza più un soldo. E' finito nel possesso di una cordata russa anonima, tramite le sue banche a Cipro, banche in cui gli oligarchi hanno stipato le loro sostanze trafugate nella madrepatria. Il Presidente cipriota si definisce l'ultimo comunista d'Europa e, dal comunismo, hanno tratto profitto, prima e al momento del trapasso, i maggiorenti post sovietici. Sugli statunitensi e sui canadesi non possiamo fare congetture, è però probabile che la gestione post sportiva dei network calcistici, inclini allo show business e al passaggio finanziario, pari all'importanza accumulata nel frattempo, nel momento in cui passeranno la mano per approdare ad altri lidi. In inghilterra, le cordate statunitensi e i magnati russi sono già di casa ( anche la mafia romana, i neofascisti finanzieri, fanno capo da anni alla Gran Bretagna e a Londra segnatamente ), allettati dalla totale liberalità esclusiva per i ricchi ed escludente per il proletariato degli slums. In Italia si stanno affacciando, certamente in una logica non improvvisata e, men che meno, sportiva. I proprietari della squadra felsinea, per origine, cognomi e relazioni, sembrano una associazione mafiosa; spero che siano invece italiani di terza generazione che hanno avuto successo, anche se non credo che sia per questo che sono attratti dal calcio nostrano, decaduto. Mi sfuggiva: anche a Roma, la squadra giallorossa è ( saldamente? Quante azioni ha ancora Unicredit? ) nelle mani di un certo Pallotta che non spiccica una parola di italiano, veicolato sul pezzo dall'avvocato Joe Tacopina, l'attuale presidente del Bologna, per conto di Joey Saputo. L'entusiasmo popolare per le vagheggiate, prossime glorie calcistiche, fa un po' tenerezza e un po' fa temere, mentre l'acquiescenza di un altro oriundo, Virginio Merola, per una potenziale ristrutturatore di stadio e quartiere circostante, ci fornisce indicazioni riguardo una incrementantesi rolassatezza dei costumi amministrativi, ormai senza sostanze, nonostante i balzelli locali e le multe. Gli spalti dei nostri stadi sono sempre più spogli e trascurati, mentre è proprio dall'emporio-stadio, più che dai diritti televisivi che in Inghilterra ( dove invece gli spalti sono gremiti )e anche negli Stati Uniti, si traggono i maggiori profitti, tanto è vero che, fra i compratori-speculatori ci sono anche gli emiri, che in Italia si limitano per ora alle sponsorizzazioni. In ogni caso, non si tratta di un fenomeno sportivo, neppure di rilancio degli investimenti nello sport più seguito, ma di riutilizzo, in prospettiva lucroso, di capitali di ogni origine, che disegnano i contorni di una società futura, poco luminosa, al di fuori dei recinti delle moderne arene gladiatorie.

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