sabato 6 dicembre 2014

L'epidemia.

L'unione centro-occidentale europea, mentre inasprisce le sanzioni economiche e commerciali alla Russia, che non aderisce al modello capitalistico nord americano e non vuole essere troppo costreta, in prossimità dei suoi confini continentali, ricorre, nello stesso tempo, ai finanziamenti della maggiore banca comunitaria, l'Unicredit per perseguire una politica ambivalente. Centinaia di milioni di euro sono stati prestati, direttamente tramite le strutture attive sul suolo russo, alla Gazprom, senza negoziare o lasciar apparentemente negoziare, dietro le quinte, un allentamento dell'embargo sul gelido inverno ucraino. La U.E., quindi, sembra accontentarsi di legare con il debito l'economia russa, debole e rilanciata solo dalle commesse militari e dall'esportazione contrastata delle materie prime. Si fa, dunque, quel che si può. Per quanto ingente, in cifra assoluta, il prestito, fra i trecento e i quattrocento milioni di euro, non è tale da condizionare strettamente la politica energetica e finanziaria della Russia, ma costituisce un ulteriore elemento di aggravamento della crisi a carico della popolazione. Tramite Unicredit, che ha numerose filiali in Russia, la Unione europea continua a speculare con e sul grande vicino, pur prestando atto di sottomissione incompleto alla volontà isolaziontrice dell'alleato sospettoso del nord america. Continua cioè ad esportare la sua crisi per rafforzare le banche veicolatrici di questo capitalismo virale.

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