domenica 14 dicembre 2014

L'intramontabilità dello strozzino.

Passano gli anni e le ere storiche, ma lo strozzino non conosce crisi, la sua figura non incappa nella desuetudine, non è rottamabile. Lo dimostrano, per l'ultima volta, i dati ufficiali del 2013, editi in questi giorni. Esulo dai dati statistici, dai raffronti intraregionali e interregionali, per rilevare pochi dati che mi hanno colpito. Questa ennesima crisi finanziaria ha trascinato impiegati e pensionati nelle mani degli strozzini, strozzini che si trovano anche nei loro reparti di lavoro, di solito in posizione apicale, intendendosi per apicale quella di un semplice capo-reparto. Un solo cenno locale: la regione Emilia-Romagna, la mia, ha conosciuto un incremento dell'indebitamento usurario del 200% rispetto alla rilevazione del 2012. L'ex ceto medio, cancellato o in via di cancellazione dalla carta assorbente dello Stato a sua volta indebitato fino alle orecchie, è sotto usura. Gli stipendiati sono attualmente il 52% dei denuncianti uno stato di asservimento dal quale non riescono più ad uscire, ma il fenomeno della riduzione in schiavitù da strozzinaggio resta, per la maggior parte dei casi, ignoto. La cause accertate dell'ingigantirsi del fenomeno, pur molteplici, trovano il loro punto di sintesi nell'indebitamento tramite finanziarie, maschere delle banche che, nella loro veste, negano il credito o non lo replicano. Codeste fianziarie concedono un ulteriore finanziamento ai già debitori inserendo nelle clausole contrattuali, l'eventuale rivalsa sul tfr del richiedente. Applicano tassi medi del 10%. Storicamente, i soggetti più tartassati dall'usura sono i piccoli imprenditori, che spesso si adagiano direttamente o dopo il filtraggio dell'usuraio privato, sulla criminalità organizzata, che, spesso, assume la gestione dell'impresa, lasciando al deprivato la mera gestione. Quando si giunge alla denuncia si è preso atto che l'indebitamento progressivo non ha apportato nessuna inversione di tendenza alla propria crisi, ma che l'ha trasformata in uno sfacelo. Dopo, col supporto della polizia o dei carabinieri, è necessario cambiare residenza, andare al confino, come i mafiosi, i collaboratori di giustizia, i pentiti del terrorismo, perchè, in conseguenza ed a scopo esemplare, la propria sorte è segnata. Il fenomeno è in lievitazione soprattutto al nord, dove camorra e n'drangheta hanno focalizzato le loro attività di raccolta e di impiego. Gli emissari o i fiduciari dei clan scontano anticipatamente gli assegni postdatati con i quali molti imprenditori e commerciamti vengono pagati, ma se l'assegno continua a non essere esigibile anche dopo la data indicata, allora scattano gli interessi usurari. Il numero delle denunce resta basso perchè spesso le vittime sono persone che alimentano l'economia sommersa e, per questo, hanno delle remore a rivolgersi alle autorità. Nei verbali delle denunce sono contenuti i criteri di esigibilità dei crediti, esperiti dalle società di recupero, spesso costituite da pugili delle palestre di periferia, le ingiunzioni ultimative, pena la morte, propria e dei propri cari, spesso all'oscuro della situazione debitoria del padre. Gli usurai sono personaggi noti, sotto ipocrite mentite spoglie, che un certo "mileu" finge di ignorare e gli approcci sono cordiali, amichevoli, ma i commercianti e i piccoli imprenditori che gli si rivolgono sono complici e consapevoli. Da amiconi, i creditori si trasformano in braccatori. Gli esercitanti una attività economica non sono i soli co-protagonisti del fenomeno; una buona parte è costituita dai cultori delle apparenze e, soprattutto, da coloro che "perseguono" il "potere" sociale e personale attraverso le cose, attraverso uno spostamento cognitivo, indotto dagli archetipi vigenti, materiali e grevi. "Io conto, perché faccio queste cose". L'esigenza di status, il timore dello stigma di consimili imbecilli, li inducono a sovraindebitarsi ed a perderne il controllo. Le vittime degli strozzini, dunque, oltre ai soggetti affetti da compulsioni, come i giocatori d'azzardo - patologia che le innumerevoli sale da gioco stanno incrementando - sono spesso persone con un reddito fisso che immaginano di poter vivere una vita al di sopra delle proprie possibilità. Quando la realtà si palesa e non può più essere ingannata, si instaura un marcato senso di vergogna. Ci si sente umiliati dal fatto che altri conoscano la nostra situazione economica; non si vuole che si sappia che si hanno montagne di debiti con dei criminali. Eppure, l'Italia, almeno dagli anni '60 in poi, è stata considerata una società risparmiosa, morigerata, familiarmente prospettica. Questo modello, dall'inizio degli anni '80 è andato in frantumi, è stato un effetto di riflesso dello yuppismo, baluginante e infondato. Oggi, accanto alla tragedia di commercianti, artigiani e piccoli industriali, appare un fenomeno spaventoso per la tenuta sociale: l'indebitamento crescente delle famiglie, indotta solo in parte dalle difficoltà quotidiane e di prospettiva. Lo si voglia ammettere o non, l'assunzione di uno stile di vita ultratrentennale e orizzontale di iperconsumismo, fondato sul debito, ha provocato la situazione fotografata e il venir meno di una possibilità di sostentamento e potenziale incremento del debito stesso, attraverso una finanza semipubblica o orientata dal pubblico, anzichè dalla pubblicità, ci lascia una declinazione al contrario del miraggio di uno stile di vita più ricco. Eppure, la superficialità compensativa aumenta: di fronte agli Store di vendita dell'IPhone6, ad appena un anno dalla produzione del 5 e per contrastare la diffusione di un omologo modello Samsung, in fila, c'erano extracomunitari e persone visibilmente dimesse, insieme ai soliti studenti ( tutti di famiglie benestanti? ) e "uomini e donne tcnologici". La spesa non li spaventava; i commessi, in maglietta e pantaloni blu, li applaudivano all'ingresso mattutino, tutti scartuffati per la notte all'addiaccio. Ebbene, dalle denunce risulta che diversi di loro si erano indebitati per lo smartphone o, in alternativa, per una TV al plasma. Vivere a debito dà dipendenza, diventa un deformante stile di vita, serve a rimuovere che, prima dell'arrivo della tempesta, l'illusione di uno stile di vita ha messo in ginocchio tante persone, seppellendole sotto una montagna di debiti. Un'illusione indotta dalla politica clientelare della prima repubblica. Il debito ha preso il posto del risparmio, ha trainato un'espansione di consumi senza criterio. La dimensione finanziaria dell'esistenza è sempre più rilevante, se non decisiva, eppure la conoscenza dell' A B C della finanza è assai poco diffusa. Un tempo occorreva saper leggere, scrivere e far di conto; oggi bisogna aggiungere la necessità di "saper leggere i conti".

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