venerdì 5 dicembre 2014

Nien sabe.

Non trovate che ci sia troppa confusione - per altro non inaspettata - nella nota, da sempre, vicenda dei metodi mefiosi di amministrare la cosa pubblica, locale e nazionale, a Roma? Non sarebbe normale che tutti gli indagati, dato che sono in aspettativa da altri mestieri, che spesso fanno carriera "in absentia", lascino subito i loro incarichi. Anche se saranno dichiarati innocenti non hanno più veste per ricoprire uffici pubblici. La democrazia dovrebbe orizzontalmente produrre i loro sostituti. Invece, è evidente, costoro difendono una posizione che in gran parte hanno già sporcato con la loro corruzione sistematica; non è concepibile che pochi onesti potessero agire e necessariamente interagire con un'organizzazzione che era diventata "scientifica", senza doversi assoggettare ai suoi protocolli e che questa adesione, prima implicita e poi "razionalmente" condivisa, non gli apportasse dei truffaldini benefici. Resistono: il sindaco Marino, preso a sputi dai 5 stelle, porge subito l'altra guancia e offre loro una nuova giunta fra quel che resta del PD e i grillini. Sembra un invito al banchetto attraverso una profferta di copertura. Intriganti le frequentazioni dei protagonisti del cafonesco malaffare: assessori, sindaco, ministri e parlamentari, in solido con Daniele De Rossi e Belen Rodriguez. Strana anche, a dire il vero, la rinascita della magistratura, dopo decenni di passività - tutti quelli della prima Repubblica - e del porto delle nebbie in particolare, diventato improvvisamente il faro della legalità amministrativa, quella che l'Europa pretende e il governo nazionale dovrebbe adottare. Ma, nel fratempo, è ribadito che nessuno ne sapeva niente.

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