mercoledì 3 dicembre 2014

La mafia delle larghe intese.

Il ministro del lavoro è ritratto ad una cena sociale della coop. 29 giugno, che tramite una sua fondazione era la cassaforte della criminalità romana, mafiosa in solido con le istituzioni e operatrice per loro conto dietro cospicuo indennizzo affaristico. Quindi, le coop rosse erano saldamente irretite nel sistema degli appalti ed erano favoreggiatrici, tramite il business del XXI secolo, le fondazioni, del malaffare,indissolubilmente coniugato col fare ordinario. Aveva quindi ragione l'ex sindaco Alemanno quando affermava, stasera in televisione, che la tela del ragno non era solo fascista - facendo implicite e chiare ammissioni, quanto meno circa la realtà del fenomeno - ma intersecava robusti apparati economici, politici ed amministrativi della sinistra, tanto è di riprova, che gli assessori della giunta Marino che erano implicati nel "giro", si sono dovuti dimettere, attestando il presidio dei punti strategici della Mafia delle larghe intese. Personalmente non sono particolarmente stupito. Già in passato, su questo blog, avevo riferito della mia sorpresa, durante il mio primo viaggio in auto, in Sicilia, di trovare dovunque cantieri aperti delle coop. emiliano-romagnole, all'interno degli stessi paesi che recavano, sulle mura delle loro case, pubbliche denunce contro l'edilizia priva di piani regolatori. In queste ore si sono già dipanate le gesuitiche distinzioni e sottigliezze para-giuridiche che denunciano il peccato, ma "salvano" o vorrebbero salvare il peccatore. Le controriforme di Renzie andranno avanti lo stesso, il nostro non è più un paese democratico autonomo. Mediti soltanto, lo spericolato arrivista, che, prima o poi, potrebbe arrivare "il suo momento".

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti