mercoledì 26 novembre 2014

Sindacato annaspante.

La Camusso non deve nutrire troppe speranze circa l'esito dello sciopero generale, indetto per il 12 Dicembre, insieme al neo segretario della UIL, che ha alle spalle una lunga militanza nelle fabbriche e, credo, anche in miniera e che, per sfogarsi, faceva il pugile. Ha infatti espresso, contraddittoriamente e sull'abbrivio del successo ottenuto dai precari-supplenti della scuola - di ricorrere alla Commissione europea ( una specie di Corte suprema in formazione ) contro il Job's act. Gli insegnanti, alcuni dei quali sono ai limiti della pensione anagrafica senza aver mai potuto aspirare a un posto stabile, saranno messi in organico e, d'ora in avanti, ne avranno diritto dopo tre anni di sostituzioni. Penso che sia giusto, ma contraddittorio con lo stato irrecuperabile delle finanze pubbliche che si sono accanite per generazioni solo sulla scuola, postulandone l'inutilità, anche in quest'ambito, raccomandazioni a parte. Ritengo, per altro, che il non brillante stato della docenza ne risulterà ulteriormente abbattuto, dovendosi scontrare con la svogliataggine dei discenti e delle loro famiglie, che nel "titolo", che andrebbe superato per legge, come quelli nobiliari, vedono solo un possibile impiego, con le difficoltà economiche crescenti e con la pigrizia dei docenti ai quali non dovrebbere essere chiesto di svolgere il programma ministeriale, ma di applicarsi alla crescita individuale e sistematica, lungo tutto l'arco dell'anno scolastico, per far evolvere le capacità critiche degli allievi e portarli ad un livello di consapevolezza interpretativa che non li abbandonerà più nel corso della vita. Le famiglie, invece, si preoccupano, se benestanti, del prestigio sociale ed economico dei pargoli e, casomai, della conferma, su base ereditaria, di situazioni di privilegio professionale. Proprio per questo sarebbe necessario un impegno formativo costante e faticosissimo e questo dovrebbe essere riconosciuto e remunerato in maniera importante, solo a condizione che sia svolto. Sanità e istruzione dovrebbero ricevere la quasi totalità dei contributi fiscali. In questo settore bisognerebbe attrezzarsi per rigettare le quota rosa, la materna attitudine e passare all'autentica qualità e dedizione nell'insegnamento, ovviamente senza barriere di sesso, ma senza ipocriti scivoli all'accesso e al mentenimento a vita del posto. Se sani, i senzatetto, se necessario ben supportati psicologicamente, si industrino. Bisognerebbe però superare, legislativamente e nella prassi, il cortigianesimo e la ruffianeria che contraddistiguono il costume nazionale ed imporre una dinamica autenticamente professionale, senza attribuzione di titoli, talvolta fasulli, ad ogni piè sospinto, da valorizzare economicamente solo se efficace e continua e, soprattutto, attribuita secondo rigidi criteri di conoscenza e di qualità, anche se qualche censitario od "erede" inadeguato ne restasse escluso. Da noi si continua a fare esclusivamente il contrario, contraddicendo il concetto stesso di mercato, che non è un birignao per signorine, ma una dura competizione. E' forse possibile che la Commissione europea accolga la richiesta di rigetto del Job's act, ma questo impatterebbe non solo sui disastrati conti del clientelismo nazionale - la vera causa dei nostri insuperabili guai - ma sul costume familistico, dinastico e, in tantissimi casi, incompetente su cui si reggono le gerarchie sociali nel nostro paese. Ma a tutto questo, il sindacato italiano che annaspa e anche la ruvida operaia piemontese, che Monti appellava "dottoressa", sono, a loro volta, estranei, tanto è vero che i canoni di "abitabilità" europei presupporrebbero un tenore di vita più elevato, conseguito attraverso la serietà amministrativa e una fatica - da remunerare - normalmente intensa.

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