martedì 25 novembre 2014

Quando si privatizza la democrazia, la si rottama.

Mussolini sosteneva che lui del fascismo non aveva inventato nulla, lo aveva semplicemente tirato fuori dagli italiani e organizzato. Per Renzi vale lo stesso. Sono anni che i programmi di governo sono vincolati ai diktat dei mercati, della UE, della finanza e anche a quelli del governo di un altro paese, la Germania. Sono anni che i cittadini di questo paese vengono educati alla impotenza e alla inutilità di una democrazia ove le decisioni di fondo son già prese altrove. E quando è lo stesso Presidente della Repubblica che si fa alfiere di questa sottomissione culturale e psicologica, oltre che politica, è evidente che tutto il sistema costituzionale ne risente. La democrazia a sovranità limitata si è congiunta con due spinte che da decenni agiscono nella società italiana. La prima è la banalizzazione e la spoliticizzazione del confronto politico, di cui è stata espressione la seconda repubblica berlusconiana. La seconda è lo spirito di vandea contro il lavoro e i suoi diritti che da più di trenta anni si scatena ad ogni difficoltà economica. Una democrazia ridotta a subire gli ordini esterni sui temi stessi per i quali è nata. La distruzione della partecipazione e la riduzione del confronto politico a talk show. E' dalla miscela tra questi processi degenerativi della nostra società che nasce il successo di Matteo Renzi e anche quello del suo omonimo Salvini. I due Matteo sono molto simili nel modo di pensare e di proporsi e forse persino intercambiabili, alternabili, salvo ipotesi di larghe intese, una volta dette "compromesso storico" che ad Aldo Moro costarono la vita. Ma la simbiosi competitiva, un altro ossimoro, dopo le convergenze parallele, è oggi possibile, perché Il punto vero che hanno in comune è il trasversalismo reazionario, che rappresenta la natura maggioritaria, aristocratica - si fa per dire - e plebea della nazione. Renzi è partito dichiarando di voler battere i pugni in Europa e contro i poteri forti e ora picchia solo contro sindacati non allineati, cioè non coniugati al suo sistema di potere in formazione, scioperi e diritti del lavoro, che vengono indicati come i veri ostacoli, o in altre versioni, come gli alibi, che fanno sì che le imprese non investano. Per Renzi" la ruota della fortuna" ha girato a lungo e alla fine si è fermata sul lavoro ancora sindacalizzato e tutelato da qualche diritto residuo. Quello è il nemico dei giovani, dei disoccupati, del merito, della crescita e naturalmente di quelle imprese che finanziano Renzi a 1000 euro a coperto. Anche Matteo Salvini lancia proclami contro banche, euro, finanza etc. Ma i mass media li buca indirizzando il rebus contro migranti e Rom e alleandosi con forze esplicitamente fasciste e razziste. Renzi e Salvini indicano all’italiano medio l’unico avversario a reale portata di mano, il vicino di casa. Renzi e Salvini alimentano le rispettive guerre della plebe nazionale contro quella immigrata, ma anche, in senso lato, aliena, diversa e così si presentano sempre di più come un’alternanza nell’ambito della stessa devastazione democratica. Che la gente non vada più a votare, a parte i loro sostenitori, ai due leader va benissimo. Entrambi sono figli della ideologia della privatizzazione della democrazia rottamatoria che è la madre di tutte le altre.

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