giovedì 20 novembre 2014

Il gioco degli equivoci.

C'è un'insincerità di fondo nella trama delle parole che quotidianamente si spendono per assecondare, giustificandole, le strategie esogene, che si cerca di cavalcare pericolosamente, mistificandone il significato agli uditori, la maggior parte dei quali parteggia superficialmente , emotivamente ed umoralmente; per questo ci si rivolge ad essa in termini superficiali e semplificatori. In questo momento, liquido e privo di forma, l'unico vantaggio consiste in una insolita facoltà di percezione, ma non di decifrazione delle rinfrescate panzane a cura di diversi interpreti del medesimo copione. Il sipario è strappato e il lavorio degli attrezzisti è visibile, mentre compongono e scompongono le scenografie nella cui cornice collocare la scena, la recita. La chiave di lettura è univoca, fornita a priori e si basa su concreti interessi che agitano i gonfaloni della retorica, mentre tutt'intorno è un ammasso di macerie. Degli attentati che hanno fatto strage di vittime sacrificali simboliche ed occasionali, dell'omicidio mirato di Aldo Moro, sul filone utopistico di un partito moderato di centro, barcamenantesi fra opposte pressioni, che sarebbe dovuto andare verso sinistra, verso la legittimazione, cioè, di un partito comunista che stava per rinnegarsi, ma non lo sapeva e di una Chiesa cattolica che sarebbe passata, in men che non si dica, dalla Ostpolitik di Camillo Ruini, alle trame sindacali anticomuniste di un Papa polacco, per introdurre un cuneo territoriale nel corpo del continente sovietico, economicamente stremato dalla competizione bellica, prima che la competizione si spostasse sui mercati finanziari, non si è ancora saputo nulla, se non che una poco più che bambina cittadina vaticana, Emanuela Orlandi ed una sua coetanea romana Mirella Gregori, completamente ignorata dalla letteratura sulla vicenda che vedeva la sola Orlandi essere stata "vittima" delle trame bulgaro-turco-sovietiche per neutralizzare il papa dell'est e costituire l'ostaggio di non si sa quale scambio. Invece, probabilmente, le due piccole erano state soppresse dopo essere state abusate, da chi non è dato sapere. Silenzio di tomba - è proprio il caso di dirlo - sulla morta di Patrik Cernay, del Capo delle Guardie svizzere e di sua moglie, avvenuti negli stessi anni. Nulla di certo neppure sulla rapida eliminazione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, al momento della trattativa Stato-Mafia, riparatrice delle loro indagini. Che si è saputo, infine, della coesistenza fra l'andreottismo e Cosa nostra, a parte chilometri di caratteri tipografici, e numerosi omicidi di politici, poliziotti, prefetti e magistrati siciliani, confusi fra fiancheggiatori, favoreggiatori e oppositori in un gioco di dissolvenze. un gioco di palesi ma indecifrabili, perché continuamente rimestate, apparenze? Sembra quasi che le trame politiche si siano involute su lor medesime, senza risparmiarsi sanguinosi regolamenti di conti, dopo i quali il "comune" vantaggio omertoso ha ripristinato una dialettica apparente, sempre fra le medesime entità delegatrici di diversi interpreti, ma sempre prodotto di scuole di dissimulazione ben note e riconoscibili, almeno a chi ha una certa età ed esperienza, quanto meno cronachistica. Chi ha ucciso Roberto Calvi e Michele Sindona? Sarebbe cambiato qualcosa a livello pubblico se avessero deciso, in extrema ratio, di parlare? Chi, concretamente e perchè ha voluto non correre questo rischio? Perché i compagni di merenda di Berlusconi, anche in carcere, continuano a tacere? Perché Licio gelli, vetusto e indisturbato, continua a svernare a Villa Wanda? Continua.

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