venerdì 21 novembre 2014

E' tutto uno stracciar di vesti.

Il pampa-Papa si è messo a litigare, o meglio, litigano con lui quei porporati che difendono l'andazzo che pubblicamente e con parole poco gesuitiche, il Pontefice aggettiva. Non ha fatto in tempo, questa mattina, a deplorare, "lo scandalo" dei prezzari per la somministrazione dei sacramenti, che il presidente della C.E.I., l'algido e risentito Bagnasco, lo ha rimbeccato, sostenendo che in Italia i sacramenti non vengono pagati. Per quel poco che ne so, i sacramenti, le commemorazioni, ecc., sono soggette ad un'offerta non quantificata, ma è implicito, all'atto dei medesimi, "permettersi" di porgere una busta dentro la quale c'è una cifra direttamente proporzionale allo standard offertorio in quella chiesa e in quel contesto parrocchiale. Se, da qualche parte, esistono dei listini affissi nelle canoniche non lo so, né mi interessa, ma qual'è quel parroco che, itinerante presso le famiglie di cui cerca di curare la catechesi, esce senza ricevere un'offerta, stimata presuntivamente, quando non concertatamente, fra i fedeli, casomai solo in quell'occasione? Il tariffario è invece ufficiale e pubblicamente affisso nelle chiese ortodosse; ogni prestazione del Pope è minutamente imputata ad una cifra. Costui, discrezionalmente, si fa ristorare presso i domicili delle pecorelle: entra, chiede, benedice. I preti protestanti delle diverse confessioni, sono usi affiggere sui frontoni delle loro chiese che le medesime, intese come singole unità devote, non usufruiscono di nessun contributo pubblico, come i giornali indipendenti, bensì sono mantenute attraverso un regime di donazioni direttamente dai fedeli che usufrusicono così dei servigi religiosi e che si riconoscono direttamente nei medesimi, senza chiedere favori e raccomandazioni. Nei Paesi pluriconfessionali a forte concentrazione amministrativa - come la Germania - è lo Stato a provvedere a ripartire le contribuzioni secondo la dichiarazione d'appartenenza a questa o quella confessione, cristiana o diversa e, dopo aver ripartito un reddito congruente, non indietreggia di un millimetro sul piano fiscale. Il regime della contribuzione registrata serve allo Stato a "pesare" la reale appartenenza a questa o quella "testimonianza" religiosa. Negli Stati Uniti, invece, qualsiasi confessione può essere istituita, purché in grado di mantenersi da sé, senza valutazioni di merito, per cui, anche le sette più pittoresche e quelle esoteriche, sono difuse e, talvolta, piuttosto ricche. In Inghilterra, la Chiesa anglicana è la chiesa di Stato, a capo della quale sta la regina che è anche presidentessa della più grande Loggia massonica del mondo, senza potervi partecipare perché la Massoneria britannica esclude dalle sue file le donne. Per sottoclassificazioni si potrebbe continuare ancora. Il cattolicesimo, dove è tradizionale, consolidato e senza alternative, che non siano portate dall'immigrazione, è sempre stato un'entità sussidiaria o alternativa alle autorità pubbliche, tanto lassa riguardo al penitenziere fiscale ( date a Cesare quel che è di Cesare ) quanto sottilmente condizionante nell'esigere i suoi tributi e i suoi favori dai devoti ricchi e potenti, ripartendone una minima parte agli altri devoti, bisognosi e subalterni. Leggo che al sud esisterebbero dei listini affissi e necessariamente da osservare: si tratterebbe in questo caso di una tassazione progressivamente inversa in plaghe nelle quali il gettito fiscale, per lo Stato, è stimato intorno al 5% del reddito disponibile. E' questo, pampa-Papa lo scandalo, casomai.

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