mercoledì 26 novembre 2014

Gayezze giurisprudenziali e non.

Secondo un tribunale friulano i prefetti non hanno poteri, né facoltà abrogative delle inscrizioni sui registri comunali dei matrimoni omosessuali contratti all'estero. Fra l'altro, la circolare del sanfedista borbonico Alfano conterrebbero sostanziali inesattezze riguardo all'ingiunzione cancellatoria del titolare delle funzioni di polizia, mandante del prefetto. Siamo in pieno costume borbonico. Il conflitto si sposta sul terreno giuridico, più specificamente della dottrina e, per un po', le interpretazioni delle pandette, dei regolamenti e sulle funzioni, acompagneranno una diatriba tutta politica fra le salmerie del sud vandeano e l'indifferenza tollerante, a digradare, del resto d'Italia. Il dibattito, che dovrebbe essere parlamentare, si esercita, per fortuna, in ogni altro ambito istituzionale e non. Così il dibattito non può essere soffocato e, prima o poi, dal dibattito pubblico nasceranno forme - casomai all'italiana - di formalizzazione di questi rapporti, che resteranno per molti dissimulati e per molti altri rivendicati, come altre manifestazioni dello spettacolo sociale. Gaiamente, un manipolo di ex sindacalisti, pensionatisi in Parlamento, hanno votato lo smantellamento delle ultime guarentigie legislative al pieno arbitrio di un padronato da quattro soldi che, dall'anarchia schiavistica cercherà solo di trarre ulteriori profitti e non si curerà - non si vede perché dovrebbe - dei poveri disoccupati, vale a dire senza quel reddito che vogliono trarre da loro e non certo corrispondergli. Qui, il Macchiavelli non c'entra per niente, siamo al menefreghismo dissimulatorio, alle parole d'ordine mai credute e per questo liturgicamente ripetute e tradite in un contesto diverso e per collegati ma diversi interessi. Che altro han fatto codesti tribuni della plebe approdati per meriti settoriali alla magistratura maggiore? Niente di diverso da quanto fa un altro carrierante della politica familiare di provincia, lo statista di Rignano Matteo Renzie, primo capo di governicchio petulante e imitativo dei modelli brussellesi, così come un altro deputato, mai lavoratore, della provincia emiliana, Pier Ferdinando Casini, sul versante moderato degli interessi confindustrialotti, seppe con astuzia e compiacimento, pari all'insipienza, fare tanti anni fa.

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