mercoledì 12 novembre 2014

Cronache vandeane.

Prima si consumerà il divorzio fra la sinistra e la D.C. che Renzie vuol riportare ai suoi corrottissimi allori, con la denominazione onnicomprensiva di partito della nazione e meglio sarà. Probabilmente Renzie o chi per lui, sarà a lungo al governo in un remake del colpo al cerchio e l'altro alla botte, ma la chiarezza sarà - spero - di nuovo ristabilita. Sulla destra gruppettara, ma poltronista, cattolica si collocherà il Nuovo centro destra, che ha ottenuto una mini-controriforma sulla soglia percentuale per accedere ad una Camera di nominati, mentre al già fu glorioso Senato romano andranno i consiglieri regionali. Quelli della destra potranno offrire consulenze e patrocinii ai loro interessi locali, possibilmente coniugandoli con quelli nazionali o a più ampio spettro; la cosiddetta sinistra, in quell'ambito affaristico, ma politicamente isterilito, vedremo che cosa sarà in grado di produrre, ma solo se saprà dividere gli ambiti. I nuovi centro- destrorsi sembrano essersi ritagliati il gonfalone di rappresentanti, in partibus infidelium, della politica domestica della conferenza episcopale italiana: vedasi le iniziative prefettizie di Alfano contro le municipalità che hanno trascritto nel registro delle unioni civili i matromoni gay contratti all'estero e all'ostruzionismo strisciante prodotto da questi sanfedisti, quasi tutti del profondo sud, contro l'abbreviazione delle procedure di divorzio, che si sono risolte solo in una contrazione dei tempi di separazione, istituto precedente la divergenza delle vie che residua solo in Italia, in Polonia e a Malta. Il connubio reazionario fra un democristiano di carriera, il braccino secolare della chiesa e un comunista, già stalinista, danno l'idea del recupero, anziché della rottamazione, di costumi ed ideologie obsolete, certamente rispetto all'evoluzione del mondo a cui ci si riferisce, restringendole e controriformandole in un gioco corrotto che cercherà sicuramente di salvaguardare le proprie salmerie sociali, di "punire" le altre, di eludere gli stretti vincoli europei se non sarà possibile applicarne il giogo solo alle classi subalterne. Dopo vent'anni di codeterminazione, lo sciopero generale della CGIL, di valenza squisitamente politica, è forse un segno di risveglio.

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