venerdì 7 novembre 2014

Per ora non si vede altro.

C'è da disperare a passare in rassegna, per un attimo, il cast dei candidati alle non lontane elezioni: salgono nei consensi i ladri della Lega nord, il fior fiore dell'ignoranza del nord, i sentimenti più beceri ed illiberali del movimento tecno-populista dei grillini, che potevano avere potenzialità migliori di quelle che sono stati capaci di esprimere. I loro elettori e i loro parlamentari sono vessilliferi di sentimenti meschini, invidiosi, punitivi: insomma, rappresentano e sfuttano una massa di sfigati. La destra coltiva i suoi rapporti e i suoi interessi, della pseudosinistra non merita parlare. Il presidente pro tempore dell'unione europea, il severo Juncker, già a capo del Lussemburgo, in quella veste praticava, come stile di governo, l'elusione fiscale, favorendo la quale attirava i capitali, l'insediamento delle imprese di altre nazioni, privandole all'origine di una grossa fetta di introiti erariali, da tradurre in servizi sociali o da intascare furtivamente. Eppure, dalla gabbia della rappresentanza e dall'organizzazione istituzionale non si può, nè si deve fuggire: resta però un autentico rebus la scelta verso la quale indirizzarsi. La crisi economica indotta dalla finanza acritica e mitologica, proveniente dagli Stati Uniti e diffusasi in Europa per la sottomissione ai dettami liberistici di chi l'aveva provocata, di chi partecipa solo per metà agli obblighi comuni e, probabilmente, sta per andarsene l'anno prossimo, sta riproducendo le dinamiche perverse, precipitate fra la fine della prima guerra mondiale e l'insorgere della seconda. Se i laeder popolari sono così grevi, ma anche scarsi e poco pericolosi, è per l'eterodirezione dei fenomeni da parte di tecnocrati agnostici e corrotti. Per ora non si vede altro.

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