mercoledì 30 settembre 2015

Bagliori "accecanti".

La vicenda dell'uccisione del capo degli scafisti in Libia o di un suo omologo minore, è stata un flash dopo il quale l'oscurità è ritornata ad allignare su un mercato fra i più sordidi e redditizi. Uno dei quattro governi regionali libici ha ribadito che l'azione professionale di eliminazione del picolo esercito privato che attorniava il bandito e lui medesimo, è stata opera di un commando di italiani, che avrebbero sopraffatto il gruppetto, armato di mitragliatrici, anticipandolo con le sole pistole, per poi eclissarsi. Considerati i problemi di immigrazione indiscriminata succeduti alla morte violenta di Gheddafi, ci potrebbe stare: più che intercettare e affondare i barconi, sarebbe efficace eliminare gli organizzatori del traffico. Se così fosse stato, l'Italia sarebbe entrata armi alla meno nella guerra decentrata a tutela dei propri interessi, per ora solo in termini difensivi. Il silenzio che ha coperto subito la vicenda potrebbe significare l'inizio di una guerra sotterranea ai veicolatori del traffico dei migranti, sempre che la realtà non sia più banale ed attenga ad una competizione per il controllo di quote di mercato fra i vettori della transmigranza. Se l'Italia ha applicato la logica sotterranea delle barbe finte e dei loro bracci armati, se in solitudine per sue specifiche esigenze o in simbiosi informativa e domani operativa con gli alleati, lo diranno, ma solo in contro luce o nebulosamente, le vicende e gli atti dei prossimi mesi ed anni.

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