domenica 6 settembre 2015

Quando l'Europa è matrigna.

Dopo sei anni di sosta riorganizzativi, sta per ricominciare il Risiko bancario. Si tratterà della settima edizione della centrifuga che ha preso il via dagli anni' 90. Le sue caratteristiche non saranno originali: depauperamento degli organici in funzione "dell'efficientamento" - si chiama proprio così, quando sarebbe bastato definirla efficienza - ai fini reddituali, a beneficio dei manager che rendono economico l'aziendalismo indotto nelle maestranze - che lavorando di più e più a lungo soprattutto, implicitamente guadagnano di meno - e, secondo lo scopo delle S.P.A., remunerare l'ozioso o altrimenti occupato azionista. Sul piano delle fusioni, delle sovrapposizioni dei ruoli lavorativi o, meglio oggi, dell'utilizzo fungibile di maestranze dedite alla vendita, ci siamo fatti una ampia esperienza. Oggi vorrei soffermarmi su tre situazioni sistemiche, di tre aziende con l'ossigeno, da recuperare sconvolte, al rito creditorio ( debitorio per chi lo sostiene con i suoi vizi o con i suoi sacrifici ). Ecco dunque che arrivati ad una fase avanzata di dissolvimento della "foresta pietrificata", stonano sull'armonia del guadagno tre banche, importanti ma non di grande dimensione: Carife, Banca della Marche e Popolare dell'Etruria. Quest'ultima, diffusa nella Toscana meridionale e nel Lazio, sei anni fa era fra gli acquirenti degli sportelli dismessi. Perché queste entità, un tempo localmente molto significative, possano - non riprendersi - ma essere messe sul mercato, sarà necessario ricapitalizzarle. Si stima che bisognerà reperire 700mln di euro. Ecco che, sotto traccia, lo Stato ci lavoricchia di nuovo, attraverso il Ministero delle Finanze, con l'ausilio del Fondo interbancario per le situazioni di crisi. Ostativa sarebbe la normativa europea, che entrerà in vigore il 1° Gennaio 2016, che inibirebbe queste reimmissioni in circolo. La fretta, cattiva consigliera, dunque si impone ( ma non potevano farlo prima? ). Bisogna creare una cassa, altrimenti detta holding che finanzi le tre orfanelle, con almeno più del doppio in cassaforte, rispetto al contestuale impegno finanziario. Centoventi giorni scarsi per completare il quadro normativo, ottenere il semaforo verde della BCE e dell'Esecutivo UE e poi trarre i naufraghi a bordo. Chi dovrà provvedere? La fratellanza finanziaria e bancaria. Unicredit e Intesa San Paolo conferirebbero 250mln di euro l'una, 60mln di euro ciascuna banca stimata "media" e 30mln di euro ognuna delle altre. Poi, se saranno sufficienti i conferimenti, che ne sarà della holding dopo il salvataggio? In questa stagione così economicamnte crudele e solo salvifica per le banche, perchè non ci si libera della zavorra, dell'inutile fardello e non si lasciano affondare le tre banche, come i migranti? Perché si creerebbe una convinzione, indotta nei depositanti, che i soldi depositati in banca si potrebbero anche perdere, mettendo in sospetto soprattutto le ancor molte realtà territoriali, molto spesso considerate erroneamente, più esposte di quelle molto diffuse, che invece sinergizzano dei fattori di rischio molto maggiori e facilmente occultabili a lungo. Quello che non si dice, pena il taglio della lingua, è che i clienti delle tre poverelle potrebbero vedersi improvvisamente convertire le loro obbligazioni societarie in portafoglio in azioni delle nuove società, contribuendo, inavvertiti e non consenzienti, al salvataggio di ciascuna delle Arche prescelte. Il sistema eviterebbe così che, con l'entrata in vigore della normativa europea alla quale accennavo prima, il 1° Gennaio 2016, sui salvataggi bancari, siano chiamati a pagare il conto i clienti di riferimento, a cominciare da una soglia minima di giacenza di cento mila euro. Sarebbe il crollo della "reputazione" del sistema e un attacco "barbarico" all'intangibilità del peculio, che separerebbe gli affiliati apportatori di capitali e i loro custodi e guardiani. Esenti per retaggio gli ex amministratori delle banche ( perché hanno escluso Banca Carige? ) incapaci per clientelare e dinastico destino, ma anche malversatori da prima Repubblica ed oltre. Immune chi dimora sull'Olimpo, le banche stesse, le altre banche non direttamente coinvolte, sarebbero esposte alle reazioni cautelative dei clienti per la prima volta coinvolti in un compito salvifico delle sostanze diffuse, se non comuni: infatti le banche sono assicurate, al massimo, fino ai cento mila euro per cliente, appunto.

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