sabato 12 settembre 2015

Business is business e anche le fregature.

Joe Tacopina, già aspirante all'acquisto del Bologna F.C. otto anni or sono, già vice Presidente della Roma A.C. e, infine, Presidente del Bologna F.C. salvato dal fallimento e recato nelle mani di Joey Saputo, sta per riprendere la sua attività di mediatore calcistico in Italia. A breve, si dice, lascerà la tanto amata Bologna e approderà nella romantica Venezia, dove rileverà, per conto terzi, Il Venezia calcio che militò anche in serie A all'epoca della Presidenza di Zamparini, l'inflessibile esautoratore di allenatori, se non portano fieno nella sua cascina e rivenditore di giocatori con la formula del rodato e garantito, la stessa che dovrebbe perseguire d'ora in poi il Bologna f.c. Il settore del business sportivo, praticato con grifagno provincialismo dai Presidenti nazionali, si internazionalizza e offre illusioni ed illusionismi di gloria anche alle società minori, avvalendosi - oggi che i capitali non hanno più nazionalità - di valenti "brasseurs d'affaires" come l'avvocato di New York. Le dichiarazioni d'amore sono presto smentite da questo marinaio dell'aria, seducente per lo sfolgorio della ricchezza che rappresenta e per la sua forte empatia, ma traditore sull'onda dell'unico volano che lo conduce: il suo interesse professionale. Una volta svolto il suo compito, i proprietari reali lo invitano senza troppi complimenti a non attardarsi e lui, da bravo businessmen li accontenta non senza aver loro ricordato che se sono quì o lì a studiare le loro prospettive di guadagno, lo devono a lui. Infine, dopo aver loro dato questo flebile schiaffo morale, ricomincia, dopo aver percepito la seconda ( dopo quella della Roma ) buona uscita, dalle piazze più artisticamente suggestive, ma prive di tradizione sportiva specifica eppur desiderose di montare sulle montagne russe del marketing pubblicitario del quale Tacopina è certamente un virtuoso. Ha fatto sostanzialmente lo stesso gioco o, se preferite, ha avuto lo stesso ruolo di Consorte quando riusci a raccogliere intorno a sé diversi piccoli imprenditori locali, per cercare di gravare gli oneri sulle robuste spalle di (Segafredo)Zanetti che se ne accorse e si divincolò rapidamente, fino al suo rientro - alle sue condizioni - di poco più di un mese, allorquando i "salvatori" del tempo che fu, capitanati alla disfatta da Albano Guaraldi, preferirono disarcionarlo e e scelsero Tacopina. Mentre pilota verso orizzonti televisivi le società calcistiche più improbabili, Joe continua a fare l'avvocato negli Stati Uniti, e il globe trotter ovunque lo chiami la sua nuova specialità. Me l'avevano detto: gli americani fanno business solo per se, non esportano ricchezza e lavoro. Lo stesso vale certamente per Joey Saputo, che si tratterrà forse un po' più a lungo, perché è partito con un'esposizione di 80mln di euro, comprensivi di 40mln di debiti lasciatigli in eredità dalla precedente gestione. Desideroso di valorizzare lo stadio e di ricostruirlo, è andato a sbattere contro la ripresa della follia spendereccia delle società calcistiche italiane e, considerato che con il budget degli acquisti sportivi contingentato, non cavava un ragno dal buco e rischiava una repentina retrocessione, ha dato disposizione al suo braccio sinistro - il destro è diventato Fenucci - Pantaleo, di non andare troppo per il sottile, ma, così facendo, è partito decisamente con l'handicap. Citato in giudizio il proprietario, al quale si sono da qualche tempo accodati tutti gli uomini della compagine, compreso quel Fenucci che fu, all'inizio, fiduciario del suo vice.presidente alla Roma, Joe Tacopina, il discorso pare proprio concludersi con una robusto indennizzo per il ricorrente, che però non abbandona ancora la poltrona di Presidente che occupò un anno fa con il 62% per cento delle quote, acquistate con i soldi degli altri italo-americani convogliati in società e di cui lui era ed è solo il formale titolare. Attraverso gli aumenti di capitale a raffica che Joey Saputo sottoscrisse da solo, dato che la piccola galassia di Tacopina si smarcò, il Bologna f.c. evitò il fallimento, pagò addirittura una quota accessoria all'avido Guaraldi e relegò Tacopina e i suoi investitori al di sotto del 15%, soglia di validità degli accordi contrattuali. Nonostante che, a Gennaio, Saputo avesse espresso a Tacopina la volontà di congelare la situazione perché si era reso conto dell'eccessiva onerosità della gestione, decise poi di prendere in mano la situazione e di pilotarla al guadagno in una decina d'anni, esautorando il suo favoreggiatore, dal quale si sentiva ingannato e che, a quanto pare, non avrebbe mai remunerato. Saputo ha offerto a Tacopina la possibilità di rientrare in gioco sottoscrivendo un acquisto di quote tale da riportarlo in maggioranza, o almeno oltre la soglia di esclusione e di remunerazione del 15%, apportando cioè nuovi capitali al suo svenato chairman, ma se i suoi partners non hanno voluto farlo in precedenza, non si vede perché dovrebbero farlo adesso che, riscattando quelle di minoranza nel Bologna, potrebbero impiegarle nel Venezia - che fu il trampolino di lancio nel mondo parallelo al football di Zamparini che, acquisendo importanti commesse in Sicilia, si è trasferito al Palermo - quale veicolo e strumento pubblicitario e turistico da sfruttare. Sta di fatto che, sulla base del "must" affaristico, a determinate condizioni Joey Saputo sarebbe disposto a tornare sui suoi passi, altrimenti, se non troverà un altro compratore, dovrà fare buon viso a cattivo gioco ed impegnarsi a testa bassa nella valorizzazione del club, che è quello che si augurano i suoi sostenitori, anche se un po'delusi dalla prosaicità della situazione che è emersa dalla retorica.

Nessun commento:

Posta un commento

Sono graditi i tuoi commenti