sabato 5 settembre 2015

Agonia della vita civile. Il Piduismo nazionale.

Le elezioni regionali di pochi mesi fa hanno detto chiaramente che lo sfondamento a destra non avviene, nonostante il controriformistico assecondamento trasfiguratore della conservazione di patrimoni e privilegi. Malfidati, soprattutto della forza reale e prospettica del bambolotto di Rignano, non se ne fanno irretire, non si affidano a lui come fecero con Silvio Berlusconi. Si configura quindi il potenziale esaurimento dell’avventura renziana nell’empireo della politica. I deleganti del fanfarone fiorentino hanno già di che lagnarsi di lui. Per questo altri progetti appaiono in lavorazione per “il dopo”e si concentrano sulla sfida di tenere insieme il crescere di una radicalizzazione del discorso politico sui temi del risentimento particolaristico, che si traduce in una messe crescente di voti e la contestuale necessità da parte di questa destra effettiva, con molte maschere, senza argini e riferimenti che non siano il minuto interesse, nel bel mezzo di una frana tutt'intorno ad essa, che il conseguimento di quelle soglie di rispettabilità generica, che la rendano metabolizzabile dagli ambienti “benpensanti” anche della media e piccola borghesia tremebonda. Un soggetto che possa intercettare paure e risentimenti contro qualsivoglia bersaglio, all’insegna di un tradizionalismo di pura fantasia (la genia degli imbarazzanti/impresentabili, dalla Daniela Santanché anti-islamica al sindaco di Venezia anti-gay), e – al tempo stesso – sia in posizione di poter dialogare con le centrali del dominio reale, nazionali ed europee; dalle banche alle varie massonerie, con grembiule o meno. Matteo Renzie è, in questo momento, sulla via del ridimensionamento e se esplodesse la crisi terminale dell’esperimento che gli hanno assegnato di recitare, nato come rinnovamento radicale della politica (“Rottamazione”) e rivelatosi espediente per occultare il profondo discredito del ceto di partito nei fumi parolai degli effetti speciali, il fanfarone fiorentino uscirebbe rapidamente di scena, probabilmente con un indennizzo. Dato che non rappresenta niente - come potrebbe, "creato dal nulla", come il mondo e sorretto solo dal verbo, anche scoordinato ed assurdo -, sono già in fase di studio altre non nuove tattiche di rincalzo al servizio del disegno auto-perpetuativo della Casta che dà le carte (perché nulla cambi grazie alle retoriche mediatizzate del cambiamento). E non a caso incontra resistenze da parte di Silvio Berlusconi, in quanto ne intuisce l’aspetto che più paventa: la necessità della sua messa da parte. Difatti ha bacchettato i suoi fidi rimastigli quando hanno proposto le primarie a destra. Gli apparati tendono a perpetuarsi sotto il segno del cambiamento, a destra come a sinistra ( vedi il caso del Sindaco Merola a Bologna ): si fa quadrato a tutela del proprio perimetro e chi ne sta fuori, in un contesto privatizzato della società civile, appannaggio solo delle lobby, può andare a ramengo; tanto con la rarefazione del voto (in)espresso, il suo stato ( della ex società civile ) sarà del tutto privo di rappresentanza. In una società lobbystica, anche le classi lavoratrici e subalterne dovrebbero almeno fare lobbying per se stesse ed i sindacati dovrebbero attrezzarsi a questo scopo, mentre, in realtà, incistati alla politica, autonomamente dalla quale non conterebbero nulla, giocano di sponda con le mistificazioni più basse e scoperte del gioco politico. Infatti, sulla rappresentanza non possono più contare, tranne quelle, individuali, che riescono ad acquisre con triangolazioni ( interessato,sindacato, azienda o ente ) clientelari. Il First sindacalismo sta diventando la cifra del nuovo peronismo italiano, privatizzando il corporativismo ed offrendosi al fascismo dissimulato. Tutte queste scialbe figure, conscie della loro attuale precarietà, rinculano e rientrano, ad ogni passo del gambero, nei ranghi. Sul fronte più becero e popolaresco i vertici leghisti e parte dei quadri berlusconiani tentano di imbastire una nuova alleanza che andrebbe in crisi subito dopo aver conseguito un remake di successo. Dunque le “prove generali” vanno avanti. Nella balcanizzazione del reticolo politico, abbandonato ai suoi giochi dall'elettorato che dovrebbe controllarlo, ma che semplicemente non trova più appigli clientelari di massa, come durante la prima Repubblica, gli unici che potrebbero contrastare questo scempio, ammantato di modernità, sarebbero i ragazzi Cinquestelle, la cui sostanza e tenuta è un rebus. Eppure, di questi tempi friabili, lo sdegno civile rappresentato istituzionalmente è l'unico antidoto all'avvelenamento avanzato del nostro consorzio nazionale. Sempre che si rendano conto dell’importanza di una battaglia che colga nel profondo il senso inquietante delle operazioni in corso.

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