lunedì 14 settembre 2015

I duellanti.

Si è scatenata o si sta scatenando, nell'ambito della Chiesa cattolica una controversia teologica che altro non è che un possibile regolamento di conti fra aree geografiche e culturali. Nel recente passato, l'uniformità dottrinaria era assicurata da una sequela di Papi italiani, poi europei. L'anomalia Bergoglio, succeduta al conservatorismo dimissionario di Ratzinger, ha aperto un faglia nell'uniformità politica, con accentuazioni reazionarie, della Chiesa cattolica. Come più volte rappresentato, non mi convinvono le "innovazioni" del gesuita Bergoglio che, però, da politico raffinato, sta rapidamente stravolgendo le posizioni - non dottrinarie, che restano, involvendosi, immutate , ma politiche e diplomatiche, con un forte coinvolgimento delle masse "peccatrici" nel suo disegno. Questo sta provocando la reazione della Chiesa ratzingeriana che si impose a maggioranza nel penultimo Conclave e che è andata in minoranza nell'ultimo. I due Papi convivono e il primo recensisce libri di teologi africani, giovanissimi e già Cardinali, che stanno per uscire in libreria anche in Italia. La Chiesa conservatrice europea trova nella primitiva terra di evangelizzazione africana, un'inaspettata alleata, inaspettata per noi profani, ma non per i Pontefici che vi si sono rivolti, con i loro viaggi, negli ultimi decenni. In particolare, l'annullamento breve del matrimonio canonico e la sua estensione al popolo attraverso la gratuità, contrasta - dicono - con la loro catechesi in Africa, dove il matrimonio monogamico è una rarità, a prescindere da annullamenti e divorzi, in quanto la poligamia, indotta dalla povertà, è la prassi diffusa. Logicamente coerente, ma non credo che sia la ragione dell'opposizione al popolare Bergoglio della Chies acattolica africana, tanto è vero che il pampa-Papa fra pochi mesi si recherà in visita pastorale - la sua - nel continente nero. La contesa politica è in corso. In Italia, Antonio Socci, illustre intellettuale cattolico di destra, è la punta di diamante della contestazione a Bergoglio: fu nominato da Berlusconi a sostituire Santoro alla R.A.I. e quando se ne allontanò, cominciò per La 7 una serie di interessanti reportages sul campo delle guerre e delle migrazioni. Adesso che è tornato, armi e bagagli al giornalismo scritto, si è prodotto in una messa in mora, attraverso editoriali ed un libro, dell'elezione di Francesco I al soglio di Pietro e successivamente in una sistematica e minuta opera demolitrice della sua catechesi e della impronta - a mio avviso ambigua - sovvertitrice del potere della Curia e della sua politica sociale e diplomatica. Probabilmente, in questa fase non potrebbe che essere ambigua, oppure l'ambiguità fa parte del DNA del cattolicesimo. Si svilupperà dunque una lotta senza esclusione di colpi bassi, nel corso di un pontificato che lo stesso gesuita, difensore del Papa e della sua Chiesa "perinde ac cadaver" ha definito e preannunciato "breve". Sarà un bel duello, fra l'aristocrazia ecclesiastica e un monarca, un autarca che si appella, però, al popolo.

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