sabato 19 settembre 2015

Il regime e i suoi strumenti di massa.

Non so come si faccia a rallegrarsi della riduzione del Senato al dopo lavoro per gli assessori regionali. E' peggio che un'abolizione secca. Il monocameralismo dovrebbe casomai accompagnarsi con l'abolizione della Camera dei deputati, dove affluiranno i senatori che in queste ore stanno negoziando il voto alla loro eutanasia apparente, con incarichi di governo, sotto-governo, para economici. Il superamento della Camera dei deputati - che io comunque non auspico - limiterebbe lo scomposto lavorio lobbistico, i ricatti, i cambi di casacca, gli show da stadio. Ma a tutto si vuol rinunciare, tranne che a questo. La Costituzione frana senza venir riformata alla luce della mutata situazione storica, sull'abbrivio del venticello calunnioso secondo il quale il dibattito - soprattutto quello più approfondito, che sfugge alla vis polemica dei più - è un'inutile perdita di tempo, come al lavoro, mentre si congiura all'azzeramento delle voci libere in qualsiasi contesto della vita civile. Un'operazione degna della più dura replica, se non adesso, quando sarà possibile. Ma l'Italia è, oltre che un Paese marcio e clientelare, una società farlocca, all'interno della quale ogni riposizionamento fa aggio su qualsiasi presa di posizione chiara, rivedibile ma onesta. Ecco, è proprio l'onestà che manca, proprio quella onestà basata su apparenze generiche che viene appassionatamente e minacciosamente rivendicata dai più grandi farabutti e dai loro epigoni ed imitatori. Privati degli strumenti della democrazia, per definizione imperfetti, ma indispensabili, ci avviamo verso una deriva il cui unico elemento evidente è l'insulsaggine e il calcolo che su di essa si basa.

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