martedì 8 settembre 2015

Le innovazioni nell'ambito del dogma.

Il pampa-Papa ha rinnovato i canoni per l'annullamento del matrimonio religioso, che non conoscevano modifiche da trecento anni. Non molto, per un'istituzione che si ispira all'eternità. Si è trattato soprattutto di un restauro e di un adeguamento ai tempi, in particolare sul fronte italiano. La velocizzazione del rito canonico e l'abbattimento dei costi, intervengono subito dopo l'introduzione del divorzio breve in Italia, quello cioè che è praticato in ogni parte del mondo occidentale, con qualche vischiosità residua quà e là, da noi. L'annullamento del sacramento matrimoniale, azzera la situazione di chi si è inappropriatamente sposato secondo la dottrina di Santa Madre Chiesa. Il matrimonio riconosciuto nullo, non c'è mai stato, indipendentemente dalla presenza di figli, della cui dolorosa condizione, venedo meno il presupposto sacramentale, non ci si cura. Quando l'annullamento rotale era recepito nell'ordinamento giuridico nazionale, questa situazione assurda si riverberava sullo stato civile dei cittadini e sui rapporti patrimoniali dei medesimi. Chi voleva liberarsi del vincolo e dei corollari che ne derivavano, poteva addurre ogni sorta di pretestuosa situazione o di resipiscenza dottrinaria, per far annullare il vincolo, pagando esose parcelle al tribunale ecclesiatico ed agli avvocati rotali, abilitati a queste cause. Oggi questo non può più avvenire e non avverrà comunque. Ma lo spirito concorrenziale e la sua proletarizzazione saltano agli occhi. Conferendo la potestà di sommo giudice matrimoniale e sacramentale al Vescovo, Bergoglio rianima il sempre sottostante medievalismo della Chiesa e conferisce esplicitamente al feudatario locale la potestà di creare, congiungere e sciogliere, o meglio negare di aver congiunto, anche per incongruenza implicita di principi. Nel mondo ecclesiatico, fino ad oggi e, ne sono certo anche domani, l'appartenenza, le raccomandazioni, oltre che i soldi, la facevano e la faranno da decisori di una azzerata condizione di vita, che se libera per l'amante il coniuge più favorito, getta spesso l'altro nello sconforto e nella povertà. Recentemente un'associazione culturale bolognese ha officiato un rito rappresentativo, nel quale si auto affrancava dalla potestà battesimale del Vescovo. Forse la rappresentazione non fu delle più eleganti, ma il segno arcaico ma sopravvivente nell'organizzazione del censimento delle anime da pascere e amministrare della Chiesa storica, fu colto esattamente, come Bergoglio ha risottolineato, confermandolo. La Chiesa non cambierà: non può cambiare, in quanto espressione istituzionale di una religione che, in quanto tale, prescinde dall'immanenza della storia e uniforma dottrina, legislazione e costume alla salvazione delle anime. La Chiesa cattolica ha elaborato una dottrina formidabile, mettendoci cinquecento anni per formulare un corpo dottrinario nel quale al determinismo dichiarato degli scopi, fa da antidoto agli "errori" una rete di risposte alle domande, apparentemente esaustive, ma che prescindono dalla complessità della natura umana e non, che neutralizzano le insidie del diavolo. Su ogni territorio dell'Impero vigila un Vescovo che, anche se non più Conte, è uguale per mansioni e ruolo a quello feudale. La cultura laica non è priva di difetti, anzi è alla base di numerose aberrazioni della storia recente e contemporanea, ma il suo sforzo, per forza di cose elitario, se rimastica spesso in forme diverse il "dejà vu", non si articola per poi rattrappirsi su se stesso e lascia liberi gli spiriti di non assoggettarsi ad una setta. L'importante è che lo Stato rimanga, nel suo ordine, indipendente e sovrano, lasciando alle organizzazioni particolari la libertà di fare e disfare i suoi topos, ma senza coinvolgere le istituzioni e la legge civile.

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