venerdì 18 settembre 2015

Vestigia negate ai barbari, per caso.

La cattiva immagine dell'Italia riguarda il suo deficit clientelare, la sua corruzione che tiene lontani gli investitori, la mafia e il compromesso spacciato per virtù moderata e mediatoria, non un'assemblea sindacale preannunciata e autorizzata, che ha lasciato a bocca asciutta un folto manipolo di turisti. Il Prefetto, domani, potrebbe precettare i lavoratori, ma non impedire una legale assemblea sindacale e, qiundi, di venerdì, sabato o domenica, il fenomeno dei cancelli chiusi potrebbe ripetersi. Nelle dichiarazioni del buffone di Rignano sull'Arno e di quel bravo figlio di partigiano democristiano che si occupa di cultura come delle assemblee sindacali. riecheggiano i luoghi comuni del popolo "ben pensante", per il quale i sindacati sono stati e potrebbero essere ancora la rovina dell'Italia. Siamo nell'ambito della retorica populistica e reazionaria, nella quale all'azzeramento del dibattito pubblico fra soggetti paritari, si accompagna l'elogio del luogo comune. Se un branco di scarpinatori, la stragrande maggioranza dei quali vuole "vedere" e calpestare i luoghi e i ruderi senza capirne un'acca, per rafforzarsi nella stupefazione dei luoghi comuni - appunto -, l'Italia scarmigliata e senza voce nel mondo che conta, cerca nell'imitazione della morale del capitalismo, declinata non in termini calvinisti, ma pecorecci e (auto)sanzionatori e dà l'ennesima prova di essere una Cenerentola con un grande passato. Quando non era l'Italia.

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