giovedì 24 settembre 2015

Epoche inique.

Che cosa rende un esame clinico, inutile? Il fatto che il paziente non abbia nulla. Che cosa lo rende particolarmente inutile? Il fatto che questo esame sia stato prescritto solo in via precauzionale, magari proprio solo per escludere il rischio malattia e tranquillizzare il paziente. Questi esami, se passa il provvedimento legislativo annunciato dal governo, non si potranno più fare, pena sanzioni contro il medico che li prescrive. Quindi saranno utili solo gli esami clinici che riscontrino effettive patologie, magari irrecuperabili. I soliti pifferai, leziosi dello zufolo per tutta la loro vita, spiegheranno che si tratta di sprechi. Mi pare che abbiano annunciato come esempio che gli esami sul colesterolo dovrebbero farsi ogni cinque anni. Immaginiamo una persona che improvvisamente abbia sintomi di malanni che il medico giudichi dovuti a cause di scompensi nel metabolismo, da sottoporre ad analisi. Se il paziente ha oltrepassato i tempi standard dall'ultimo controllo il medico potrà fare la prescrizione, se invece cosi non è dovrà aspettare. Oppure rischiare di finire sotto procedura di controllo e sanzione. Si dice che in questo modo si risparmieranno miliardi che potranno essere spesi meglio. Tutti i tagli alla spesa pubblica son giustificati così da sempre, e da sempre sappiamo che questo non è vero. Si ridurrà invece la prevenzione sulle malattie: solo i ricchi continueranno a permettersela mentre i poveri si ammaleranno e moriranno prima. Siccome tutto si tiene in un sistema organizzato, è proprio questo che si ricerca. Il sistema pensionistico, dalla riforma Dini, si fonda sull'aspettativa di vita. Più questa statisticamente sale più si deve andare in pensione ad età elevate. Per questo le tabelle già prevedono la pensione a 70 anni di età nei prossimi decenni. Immaginiamo allora che i tagli alla sanità blocchino o addirittura abbassino questa aspettativa di vita. Sarebbe un doppio guadagno per le casse dello stato, uno stato corrotto, sprecone e clientelare, che costretto a rientrare dal debito, non vuole abbassarne i benefici alla classe percipiente. Per cui, da un lato risparmi sulla spesa sanitaria, dall'altro su quella pensionistica perché andando in pensione sempre più tardi si morirebbe prima. Il sistema pensionistico, saccheggiato per decenni per ogni forma di surrogazione della cassa integrazione e di molte altre forme di compensazione al reddito, soffre in fase di moralizzazione dei costi perché si vive più a lungo, trascinandosi per lunghi anni nell'invalidità. Vite non più utili, secondo il pensiero ragionieristico delle aziende. I medici sono giustamente in rivolta contro questa legge, perché verrebbero sottoposti ad uno standard di regole e comportamenti di modello aziendalistico. Anche nella sanità ci sono da tempo strutture e poteri burocratici che hanno il compito di decidere sui comportamenti, ma che impongono anche l'uso di medicinali poco efficaci o sotto lo standard che sarebbe disponibile, in numerose patologie, soprattutto in quelle insanabili, per le quali esistono farmacopee costosissime che vengono vendute in farmacia solo a chi se le può pagare interamente, dato che sono fuori dal prontuario sanitario nazionale. Si trattasse di un modello per risparmiare, sarebbe giò improprio in materia di salute, ma è proprio il modello aziendale fondato sul profitto quello che da troppo tempo, incontrastato, si sta imponendo nei servizi pubblici, in questo modo trasformando le persone ed i loro diritti costituzionali in oggetti di mercato. Qualcuno sbufferà sentendo pronunciare le parole diritti e Costituzione, fondamento legale del vivere associato: costoro, molto numerosi, sono gli ascari e gli sherpa del rattrappimento sul loro livello miserabile. Ancora più infame è poi la partita di scambio che viene offerta ai medici per compensarli della distruzione della loro libertà. Il governo intende impedire le cause dei cittadini per malasanità. Così come ha fatto con il decreto Ilva, che ha garantito impunità ai manager che inquinano nell'esercizio delle loro funzioni, il governo offre la stessa protezione ai medici, ovviamente se si adegueranno e si renderanno interpreti di una metodica che nega la loro professioanlità, se l'etica fa schifo a quelli di cui sopra. I pazienti saranno meno immuni da malattie gravi, ma i medici verranno immunizzati dalle cause dei pazienti. L'Italia è il paese di Cesare Beccaria, che alla cultura medioevale contrappose quella illuminista delle pene: meglio un colpevole libero che un innocente in prigione. Con lo stato sociale questo principio di civiltà si era esteso ai diritti sociali. Meglio spendere di più in visite anche per chi non ne ha bisogno, che negare le cure a chi invece ne necessita, fatti salvi i normali e rigorosi controlli sul tempo libero dei pensionati passato negli ambulatori e che i medici di base non contrastano per non perdere i mutuati. Ma, in Italia si continuerà ad agire apparentemente alla carlona, senza controllare nulla, abbattendo prestazioni agli indifesi e continuando a favorire chi non ne ha bisogno, se non per mantenere il suo status. Ora con le politiche di amputazione delle prestazioni e della prevenzione gratuita delle malattie, il governucolo abbandona i principi illuministi per tornare a quelli medioevali: meglio che un malato muoia prima piuttosto che spendere dei soldi in più. L'autorità pubblica ha così potere di vita e di morte indiretto e il principio che la ispira, perché non ha il coraggio di contraddirlo, perché teme di esserne rimossa, è quello del mercato, rispetto alla cui suprema autorità, come nel Medio Evo, le persone normali non hanno più diritti personali indisponibili. Epoche buie, culture di morte.

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