giovedì 10 settembre 2015

Anche la Russia porta i suoi interessi sul campo di combattimento.

La Russia, restituita alla sua geopolitica da oltre dieci anni di dittatura elettiva putiniana, dopo la riappropriazione della Crimea, necessaria per lo sbocco sul mare del nord, va in missione bellica a rafforzare la sua base mediterranea nello spicchio di Siria - circa un terzo - sul quale ha ancora potestà il Presidente-dentista Assad. Sul territorio siriano stanno per entrare in azione Statunitensi, Inglesi e Francesi, contro l'ISIS che i Curdi, bombardati per ragioni politiche interne ed internazionali dal turco Erdogan, non riescono a contrastare, per evidenti ragioni energetiche e di controllo militare di un'area fra le più sensibili al mondo ed ecco che Vladimir Putin fa atterrare a Damasco consiglieri militari ( addestratori ) insieme ad alcuni carri armati. Non ci siete solo voi occidentali ed i vostri interessi; la Russia, prescindendo dal meccanismo finanziario globale che tanti danni le aveva arrecato subito dopo la caduta del comunismo, non può rinunciare a far valere i suoi interessi e la sua influenza, soprattutto sugli sbocchi marittimi dei commerci e della nautica bellica. Ritorna una storica contrapposizione fra impero territoriale russo e Inglesi e Statunitensi, con la Francia che cerca di intromettersi nel gioco e l'Iran che stabilisce una "strana "alleanza con la Russia in funzione della difesa del dittatore siriano, poco dopo aver siglato un accordo sul contenimento dell'espansione nucleare persiana nell'area. Dilaniati da errori politici e condizionati dall'eterogeneità dei rispettivi interessi, la maggiori potenze storiche occidentali ( mentre ormai il primato, almeno europeo, spetta di nuovo alla Germania ) si trovano a fronteggiare un monolite, più piccolo e più debole del blocco ex sovietico ma più coeso al suo interno, dopo l'abbattimento della componente cecena e di nuovo in grado di recitare la sua parte sul proscenio internazionale, senza dover chiedere il permesso. Assad, prima o poi, potrebbe cadere e i Russi hanno capito che dovevano rientrare militarmente in gioco se non volevano, non solo farsi accerchiare da Paesi NATO ostili, ma anche farsi confinare in un pur ampio margine d'ininfluenza e, per la prima volta dalla fine della guerra fredda, si ripropongono come alter ego concorrenziale degli Stati Uniti e delle altre potenze ex coloniali. Nel frattempo, nel mezzo, i miliziani del ISIS conducono la loro guerra di razzia come gli eserciti medievali in Europa, al soldo, per quel che rigurda i loro comandanti, degli Stati arabi del golfo, senza che Americani, Inglesi e Francesi reputino utile affrontare esplicitamente questi ricchi mandanti e manutengoli di guerre alla Brancaleone e di attentati nel mondo, pur che restino loro alleati e venditori nel business estrattivo e commerciale.

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