mercoledì 1 aprile 2015

Tramestii.

In Turchia, la lotta armata è ritornata a due mesi dalle elezioni politiche ed alle azioni kamikaze si affiancano robuste manifestazioni nella megalopoli del Bosforo. Dopo dieci anni di incontrastata ascesa, nonostante la corruzione diffusa e provata, il partito del neo Sultano Erdogan dovrà vedersela non tanto e non solo con una ammansita opposizione, ma con i gruppi armati che sembrano riemergere dai sanguinosi anni '70. In questa metodica violenza c'entrano certamente anche i servizi segreti, ma la miccia è il potere mellifuo e insinuante che il premier ed ex Presidente della Repubblica ha accumulato in oltre dieci anni e che sembrava ormai privo di oppositori. In effetti, di oppositori credibili, sul piano parlamentare ed elettorale non ne ha, ma sul piano del movimentismo armato, i cui esiti e scopi possono essere anche contraddittori con gli obiettivi propagandati, ha dovuto prendere atto che il sottosuolo della Turchia, dopo tanti decenni, ha eruttato di nuovo. Ad agitare le faglie c'è anche la mafia turca con i suoi addentellati, non solo criminali, ma soprattutto commerciali, in ogni parte del mondo, mentre le froze armate che tre anni or sono manifestarono un'abortita propensione ad applicare l'articolo della Costituzione che le vuole protagoniste in caso di attentato alla laicità del Paese, avranno di nuovo facoltà d'intervento. In ogni caso, la Turchia, anche nella sua espressione più cosmopolita e meticcia di Istanbul, non può aspirare ad un'integrazione alla pari nell'Unione europea, nonostante gli storici rapporti con la Germania e i due milioni e mezzo di connazionali sul suolo tedesco. Il crocevia delle spie si è rimesso in moto e dispiace che sia l'unica realtà ad ospitare un' opposizione assassina e indecifrabile, dell'incongrua democrazia anatolica, che Ataturk, sapendolo, volle autoritaria, di quell'autoritarismo che solo è consono alla mentalità del sultanato laico ed elitario. La sensazione nichilistica che i due "suicidi" di ieri avevano suggerito è stata contraddetta oggi da altri attacchi concentrici ai simboli del potere, soprattutto polizieschi, mentre sono ormai più di centocinquanta le notizie di avvenimenti quotidiani che sono stati segretati, censurati dall'illiberale apparato di potere, contro il quale si rivolgono ora le azioni armate di un numero imprecisato di militanti. Vedremo come si svolgerà la campagna elettorale.

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