mercoledì 15 aprile 2015

La crasi fra i principi etici e la prassi valoriale della politica.

Il Ministro degli esteri della Repubblica turca ha oggi citato, a commento delle affermazioni ufficiali del Papa, non che l'eccidio o genocidio degli Armeni non ci sia stato, come ha fatto sfacciatamente e arrogantemente il Presidente Erdogan ( che ha in realtà minacciato, come un mafioso qualsiasi, chi volesse affermarlo, non ignorarlo ), ma che, nella parte ibrida, meticcia, ma fortemente influenzata dall'Europa, anche attraverso il lavorio diplomatico e spionistico, di Istanbul ed Izmir ( Smirne ) trovarono rifigio e quiete i perseguitati dall'Inquisizione spagnola. E' vero, incontrovertibilmente vero. Pur privati, perché provati, dall'impicciarsi della politica della Sublime Porta, poterono stabilirsi in quelle terre, lavorare e commerciare e nessuno ne mise in discussione le credenze, i costumi e i riti. Anche gli Ebrei sefarditi, coi loro cappottacci, i cappelli spropositati e le barbe sul petto, non hanno mai sentito il bisogno di allontanarsi da Istanbul e, a tutt'oggi, sono i grossisti del Gran Bazar. Li ho visti io trattare le merci sull'ampio prato prospiciente l'ingresso dei corridoi congestionati di negozi, di merci e di persone, calmi e tradizionali. Stavo parlando col genero del proprietario dell'ex Cinema Olimpia di via Andrea Costa a Bologna, in italiano. Costui viveva da decenni ad Istanbul e non nutriva alcun desiderio di tornare in Italia. Ebbene, il Sultano della Sublime Porta non ammise mai la democrazia, ma non perseguitò mai, in nessuna forma, men che meno ideologica né gli Ebrei - che non si sognano neppure lontanamente di diventare sionisti - né i cristiani espulsi dalle loro terre d'origine dall'invadenza, dalle torture e dai roghi della Santa Inquisizione. Ecco che l'aspetto politico e diplomatico della rinnovata contrapposizione fra Islam riemergente nel Paese più forte ed evoluto, insieme alla Persia, alle porte d'Europa e nel cuore del Medio Oriente, riemerge ad onta della forza o debolezza contingente e delle influenze degli attori in commedia: due Stati e due comunità non arabe, la prima euralasiatica, la seconda ariana. Quello politico è un aspetto, anche se non l'unico, che non può né deve essere messo fra parentesi; il Papa non rappresenta un'autorità morale o spirirtuale per i Turchi e per gli islamici in genere, ma, come lamentano anche gli Ebrei, fa politica e un gesuita in particolar modo. Ecco perché, in termini politici, gli Armeni sono un pretesto per un "casus belli". Ma il tentativo di genocidio, ad opera dei "Giovani Turchi", una sorta di futuristi filo europei e a conoscenza della più sofisticata cultura europea, che non potevano esportare né imporre nel loro Paese, ci fu e la sua disamina, o meglio la contrapposizione degli eventi più vergognosi dei contendenti, sul piano degli effetti concreti delle prese di posizione di ambo le parti, apre la porta, sublime o meno, ad un grande dibattito.

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