martedì 28 aprile 2015

Putredini di culture sottostanti.

Duecento donne, rapite da Boko Aram in Nigeria, sono state liberate dall'esercito regolare, in una per me imprecisata savana. nelle capanne dei villaggi circostanti e nell'humus medesimo della foresta, sono state trovate le carogne decomposte di molti uomini, uccisi durante il saccheggio. Le donne e le ragazze liberate erano state stuprate, iniziate, soprattutto le vergini e in parte sposate ai miliziani. Probabilmente, in cuor loro, i soldati governativi hanno invidiato i ribelli e hanno rimpianto gli usi soldateschi di un tempo. Pur nella primordialità e nella barbarie, anzi proprio per esse, il "rito" di appropriazione che, nelle culture primitive, catturate da quelle religiose, si accoppia con il matrimonio; lo spulzellamento delle pulzelle era l'atto "sacrale" eppur così indifferente e materiale, con il quale il maschio-marito prendeva possesso della sposa, in forme sempre più sottintese e diluite, ma presenti, pur rimosse, nella ritualita iniziatica, sacerdotale ( con corredo di vestali ) e "sacramentale". Ai riti ed alle suggestioni della deflorazione, dell'apertura della "via" si accompagnano nella farmacopea dei "selvaggi acculturati" fantasiose ipotesi di facoltà guaritrici dal contatto fra entità non contaminate e le più spietate malattie, legate spesso, a loro volta, alla mancanza di igiene ed alla promiscuità dei contatti. La purezza, purificatrice. Sarebbero novantanove le ex fanciulle recuperate ad una condizione di libertà, ma a quali condizioni sociali, sottoposte a quali pregiudizi familiari, ambientali e complesi personali? Forse - ma non è detto - se fra costoro ci fossero alcune delle ex liceali rapite un anno fa, si potrebbe sperare in qualche facoltà di ripresa, ma nelle latebre della psiche e degli archetipi, così apparentemente lontani, ci confondiamo mentre ne cogliamo radi aspetti radicali.

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