sabato 25 aprile 2015

La resistenza decontestualizzata.

Settant'anni e li dimostra. Da memoria partecipata, nei corollari che l'evento aveva prodotto, a mera commemorazione storica, da parte di epigoni in difficoltà identitaria, nell'Italia medioevale attuale. Oggi, una delle figlie di Mussolini, una fra i tanti figli illegittimi del dittatore, dall'alto dei suoi novantadue anni, ha attribuito tratti paterni a Matteo Renzie. Anche Mussolini è stato cabarettistico, speriamo che Renzi non sia tragico. La figliola ha colto nell'unilateralità degli atti del ducetto per procura di Rignano, una somiglianza con papà, pronto agli impegni più sanguinosi, ma incerto nel riconoscerla. Non prima che compisse diciotto anni. Di molti altri, non si curò. A Milano, la Brigata ebraica è stata sonoramente fischiata dai Centri sociali, in un transfert con l'attualità della condotta israeliana nei confronti dei Palestinesi. La contingenza storica è stata quindi rimossa e rovesciata nell'attualizzazione. Solo il Presidente Mattarella ha vuto parole nobili nell'istituzionalizzare un evento fatto di fango e sangue. Da quell'insurrezione di una parte della popolazione, è derivata una classe politica incongruente, prodotta da una anomalia del costume nazionale: una minoranza attiva della popolazione aveva preso le armi e cercato di veicolare il suo destino dove altri, preponderanti, non hanno voluto che andasse.Ciò nonostante e suo malgrado, ha rappresentato in quel momento e nei decenni della sempre più corrotta Prima Repubblica, l'argine, resistenziale appunto, contro la rivincita della destra - che in Italia era diventata ed è tuttora fascista - fino a che una dissipata condotta finanziaria ci ha portato a rifugiarci nella stretta di una riaffermatasi potenza egemonica continentale, che fu allora nostra alleata, al prezzo di un rientro affannoso nei ranghi, di un ridimensionamento non solo dei redditi, ma della democrazia sostanziale e della dignità lavorativa. Come i nobili, aboliti dalla nuova Costituzione, hanno continuato a chiamarsi con le loro attribuzioni, nei confronti dei loro domestici, alcuni fascismi di nicchia e finanziariamente aristocratici, si sono rinchiusi nelle loro ridotte, cementandole nel vinvolo massonico o nella provinciale riffermazione dello status, anch'esso decontestualizzato, da cui discendono. Le industrie che sono riuscite a sopravvivere, oggi sono rimaste chiuse, le cooperative ex rosse, invece erano chiuse, ma tutto il mondo del commercio ha festeggiato la liberalizzazione degli orari e l'anestesia del sindacato, per intercettare i pigri acquisti del passeggio. Lo stesso hanno fatto le catene dei supermercati "di destra", empori e fonti di finanziamento e di lobbysmo nei confronti dei loro rappresentanti. In un recente passato non l'avrebbero fatto: le famiglie andavano in gita, mentre ora vanno a fare la spesa compatibile con le loro risorse. Dalle prime rilevazioni dell'Ispettorato del lavoro dei Carabinieri risulta che alcune imprese hanno cominciato ad usufruire dei finanziamenti previsti dal Job' Act per sostituire il loro personale, in numerosi settori senza tutele, a cominciare dall'edilizia. Li sostituiscono con altri manovali a tutele crescenti. Il Bonsai del lavoro. Oggi, alla manifestazione di Milano, qualcuno inalberava cartelli con sopra scritto: Latorre e Girone liberi! Come la Resistenza si nutrì di tanto sangue, così il sistema che sta sostituendo i suoi lasciti, sempre più esangui, ha ricominciato ad arricchirsi spremendo risorse che non dovrebbero essere utilizzate "in contrasto con la loro utilità sociale". Ma sono brandelli di una Costituzione ormai lacera.

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