venerdì 10 aprile 2015

E' una democrazia l'America dinastica?

Hillary Roda Clinton ci riproverà. Tenterà di occupare il posto che fu del marito e che lei, durante il di lui primo mandato cercò pesantemente di influenzare. La coppia affaristica - con altri termini, fu la stessa signora a rivelarlo: "fin dai tempi dell'Università", si ripropone, con individuale vanità, ma formazione a testugine. D'altra aprte la ex first lady è un'importante avvocato newyorkese ed ha fatto una pubblica esperienza, in qualità di Segretario di Stato, durante il primo mandato ( deve essere un riflesso condizionato ) di Barak Obama, che aveva prevalso su di lei alle primarie e che i coniugi Clinton avevano poi sponsorizzato. Il ruolo del "consigliori" riguarderebbe stavolta il marito, ma cointeressenze e finanze della coppia rampante e recidivante, crescerebbero esponenzialmente. Che ne è stata, dunque, dell'incompatibilità, del conflitto d'interessi, nella puritana America? L'unica incognita sulla strada presidenziale di Hillary è che il marito, ancorché ex presidente, si faccia fare un'altra pompa da una stagista. Questa volta non basterebbero i graffi e le scenate della volta scorsa, né i languidi abbracci sotto le cascatelle di un'amena località turistica, a restituirle la gravità istituzionale che il ruolo comporta, anche se le sue eventuali prerogative presidenziali dovrebbero esserne esenti. Questa volta, da presidentessa, dovrebbe chiedere il divorzio, come non fece allora per non perdere l'aggancio al treno verso la casa Bianca. A competerle lo Studio ovale ci sarà probabilmente Jeb Bush, il secondo figlio dell'algido vice di Reagan, a sua volta presidente per un solo mandato, per menzogne fiscali e primo assalitore dell'ex alleato Saddam Hussein, intento ad allargarsi troppo sul fronte petrolifero. L'opera fu portata a termine, senza curarsi delle conseguenze dal primo figlio George W. Jeb è stato governatore di uno stato conservatore del sud, la Florida. Dal 2007 ad oggi se ne erano perdute le tracce, ma rieccolo quest'anno ad annunciare la sua candidatura. Come per Hillary, soldi ed influenza ne fanno il candidato certo. In america del nord ognuno si sceglie la religione che preferisce e Jeb è cattolico, grasso e sempliciotto come George W. Le sue opinioni in materia di costume sociale sono retrograde, ma contraddittorie: è cattolico ma si dichiarò favorevoel all'aborto, è contrario alla pena di morte, ma si inchina al sentire popolare, per evidenti ragioni elettorali, simili a quelle ripartite confessionalmente in famiglia. Come il fratello ed il padre ha forti interessi nel mondo del petrolio e degli approvigionamenti bellici e, quindi, un'altra bella guerra, una resurrezione di Condoleeza Rice e DicK Cheney sono con lui possibili, se non probabili. Con Jeff saremmo alla terza edizione a ai potenziali vent'anni di affari di famiglia. Non è casuale che, in gran parte del mondo, i canoni della democrazia decadano a favore dell'utile particolare, democratico o conservatore che sia. In fin dei conti non è neppure una novità: i primi a prenotare il posto a Washington per tutta la famiglia furono i Kennedy, che però, all'interno dell'establishment, avevano degli irriducibili oppositori, a cominciare dal Vice presidente Gerald Ford, che molti considerano la mente dell'omicidio di John. E' stato compiuto prima, per così dire, un lungo tragitto, fatto di intrighi familiari e lobbystici, in un Paese dove vota sì e no il 30% degli aventi diritto.

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